Coronavirus. E la seconda scure che cala sull’arrivo dei turisti danarosi che alloggiavano negli alberghi veneziani, e che portano ricchezza. Questa volta l’epidemia, dopo i mancati arrivi di natale, rischia di far mancare anche gli introiti di carnevale dopo aver dimezzato quelli di natale a causa della paura dell’acqua.
Coronavirus e acqua alta a Venezia
Nei mesi di novembre dicembre e gennaio gli alberghi hanno visto dimezzare le presenze, e in questi giorni le camere vengono vendute a prezzi stracciati. Per il mese di febbraio stanno arrivando le disdette per timori di contatti con i turisti cinesi, molto affezionati a Venezia.
Gli albergatori sono corsi ai ripari invitando una delazione di quaranta giornalisti delle più importante testate e agenzie statunitensi , giapponesi, francesi, russe, turche, che attendono nei prossimi giorni.
La visita
Agli operatori dell’informazione, guide turistiche , gondolieri esercenti e veneziani mostreranno che il coronavirus non è approdato in laguna e spiegheranno inoltre cosa significa quando venezia misura una marea di 187 centimetri a punta della dogana e quanto poco dura solitamente l’acqua sopra il livello del mare. Racconteranno che prima e dopo lo scatto delle foto che hanno alimentato una visione apocalittica di una città perennemente sommersa, i luoghi immortalati sono asciutti e puliti.
Riveleranno che le impressionanti immagini di piazza san marco allagata rischiano di far perdere 10 mila posti di lavoro negli alberghi e altri 25 mila nell’indotto dietro le immagini di venezia suggerite dai titoli ad effetto non c’è la visione apocalittica di una città perennemente sommersa.
Il gruppo visiterà la città raccontandola attraverso un hashtag e speriamo sia convincente