Ristorazione e coronavirus: a parlarcene è Giovanni D’Este, proprietario dell’enoteca “I Rusteghi” a Venezia in zona Rialto, eccellenza gastronomica della città. Si tratta di un oste di “seconda generazione” in quanto ha ereditato l’attività dal padre, ma la completamente rinnovata. È passato da “semplice” cicchetteria a vera e propria enoteca. Questo cambiamento gli ha permesso di ricevere il riconoscimento “I tre cavatappi” dato dal Gambero Rosso. L’idea di abbandonare i cicchetti è stata determinata dall’ampia concorrenza nel settore e dalla volontà di presentare qualcosa di nuovo.
Ristorazione e coronavirus
L’offerta della cucina sono principalmente formaggi e affettati, ma non mancano anche “piatti intelligenti”. Giovanni D’Este afferma di aver puntato sulla produzione di pochi piatti fatti con cura e qualità.Nel suo ristorante si possono trovare anche dei vini per cui ha l’esclusiva. Inoltre il ristorante propone, occasionalmente, dell’intrattenimento durante la serata.
La clientela
La clientela non è molto autoctona, forse anche a causa dei prezzi un po’ alti, nonostante il principale obiettivi che l’oste si era posto fosse quello di rivolgersi proprio ai veneziani. Per questa ragione ha deciso di tornare a rivolgersi ai turisti, che, però, sono andati diminuendo a causa dell’acqua alta e della minaccia coronavirus. La paura per l’epidemia non fa uscire la gente di casa e questo ha, chiaramente, effetti negativi sulla ristorazione. Il ristoratore, però, è ottimista, spera che la Biennale Architettura possa essere una rinascita per la città e, perché no, anche la sua attività.
L’attività di Giovanni D’Este permette anche di indirizzare i turisti in altre zone, come per esempio quella dei Colli Euganei, confermando la funzione di Venezia come punto di partenza per un turismo più ampio che abbraccia tutto il Veneto.