Sembrerebbe buono anche il bilancio di Venezia riguardo l’affluenza di turisti in questo fine settimane, bar e ristoranti hanno lavorato, ma si trattava di pendolari e non di turisti pernottanti negli alberghi. Associazione Partite Iva Venezia presieduta da Salvatore Scoppetta è nata alle prime ore della pandemia. Il presidente ha detto: «Abbiamo collaborato con le istituzioni, ci hanno detto che gli aiuti sarebbero arrivati. Noi abbiamo sperato, perché siamo gente per bene, educata, ligia alle regole. Ma il tempo è passato. Lo Stato non sta rispondendo con fatti al suo popolo che sta morendo. Ora ci chiedono di riaprire, ma riaprire per chi?».
Salvatore Scoppetta e i sostegni
«Senza il turismo e soprattutto il turismo straniero – continua Scoppetta – noi, non solo non possiamo aprire, ma non vogliamo aprire e non lo faremo finché il mondo non tornerà normale. I costi d’azienda, soprattutto a Venezia, sono altissimi, tra affitti e bollette, rischiamo di fallire tutti. Il finanziamento di 600 euro concesso dal Governo alle partite Iva è una goccia in mezzo al mare ed anche il credito d’imposta del 60 per cento non ha per noi nessun valore. Considerando, infatti, che i nostri incassi al momento sono azzerati, non possiamo scaricare alcunchè e l’affitto dell’immobile lo dobbiamo comunque pagare».
Un altro punto evidenziato dall’Associazione Partite Iva Venezia è il pericolo di un ulteriore spopolamento del centro storico: «Molti artigiani e commercianti vivono a Venezia perché hanno qui la propria attività. Se la perdessero, soprattutto i più giovani, quelli con meno vincoli, deciderebbero di andarsene in terraferma dove la vita è meno cara sotto tutti i punti di vista».