Il 15 settembre intanto i commercialisti avrebbero dovuto incrociare le braccia per protesta contro la richiesta di pagamento di acconti di tasse su redditi non percepiti durante l’emergenza Covid, ma un’intesa con il governo l’ha scongiurata. Massimo Miani, presidente Nazionale dell’Ordine dei commercialisti, ci parla della situazione drammatica dei commercialisti sul fronte fiscale che ha provocato uno sciopero ad opera degli stessi.
Le parole di Massimo Miani
Lo sciopero è rientrato perché siamo riusciti ad ottenere degli impegni dal primo Ministero dell’economia, dice Massimo Miani.
Conquiste
In primis noi abbiamo messo in evidenza che la scaletta del 20 di agosto non era stata rispettata da tanti contribuenti per difficoltà finanziarie dovute al lockdown. Da questo punto di vista abbiamo ottenuto che, per le imprese che hanno avuto nei primi 6 mesi del 2020 una flessione del fatturato superiore ad un terzo dell’anno precedente, ci sarà la possibilità di pagare i saldi a conti delle imposte, che dovevano essere pagati entro il luglio di quest’anno, entro il 31 ottobre con una maggiorazione dello 0.8% (senza sanzioni e senza interessi).
Poi è stato preso un impegno anche di confronto con i commercialisti italiani (che seguono il 75% delle imprese italiane, quindi sono a diretto contatto con gli imprenditoria di tutto il paese) sia sulla riforma fiscale che vuole essere portata avanti da questo governo a partire dalla riforma dell’Irpef e sia sulle proposte del direttore dell’agenzia delle entrate Ruffini, cash flow tax, il sistema che si sta studiando per far sostanzialmente pagare le imprese più piccole mensilmente o trimestralmente sulla base dei flussi di entrate e uscite di queste imprese.
Dopo l’emergenza Covid
Il problema vero è l’acconto, cioè la possibilità di rideterminare questi acconti sulla base dei redditi presunti del 2020, ma il problema principale per molte imprese è che sono state chiuse per diversi mesi ed hanno avuto molte difficoltà anche in fase di riavvio. Quindi il problema che si è creato è un problema di liquidità.
Il problema che si pone il governo per il 2021, quando le imposte che vengono pagate in acconto vedranno degli importi molto bassi . nel 2020 i redditi saranno più bassi e quindi le imposte saranno più basse dell’anno precedente. Questo comporterà un problema per le casse dello Stato.
Cash flow tax
Per questo motivo si sta ragionando su questa cash flow tax, per cercare di anticipare i pagamenti delle imposte del 2021 e determinarli sulla base dei flussi di cassa di entrate e uscite.
È una proposta fatta dal direttore dell’agenzia delle entrate e presa oggi in esame dal ministero dell’economia sulla quale abbiamo parecchie perplessità e vogliamo approfondirla bene.
La nostra paura è che si tratti dell’ennesima complicazione del sistema fiscale. Noi siamo per una semplificazione per il sistema fiscale, però non deve essere mascherata dall’esigenza. Perché nella pratica in realtà ci sono molti aspetti da analizzare.
Quello che noi stiamo facendo è cercare di capire davvero come funziona questo sistema. Se effettivamente può esemplificare la vita ai contribuenti noi non ci metteremo contro, se invece dovesse complicare ulteriormente le cose noi non ci stiamo . La sensazione che sia così è forte.
Il nostro intento
- Intervenire sui redditi medi.
- Fare in modo che la tassazione sia uguale per tutti a parità di reddito.
- Il lavoro autonomo va sostenuto.
- Il reddito deve essere tassato a seconda di quella che è la situazione familiare.