La Voce della Città Metropolitana

Mose, come ridurre i tempi di attivazione? Parla l’ingegner Cecconi

Intervista all'ingegnere Giovanni Cecconi, direttore della control room del MOSE, riguardo la prestazione della barriera nel contenere l'acqua

Come ridurre i tempi per far partire il Mose? Si può contare sulle previsioni? Ne parliamo con l’ingegner Giovanni Cecconi, già direttore della control room del Mose e ora attento osservatore dei test sulla diga mobile

Il Mose

Oggi ci troviamo ancora in una fase di testing per valutare davvero le possibilità offerte dallo strumento del MOSE. La diga ora è impiegata per contenere mareggiate che raggiungano i 130 centimetri.

“Ora mi occupo di divulgazione e partecipazione perché il MOSE possa diventare una risorsa per tutti, e che con l’informazione si possa farlo funzionare al meglio” si racconta Giovanni Cecconi, ex direttore della MOSE control room. “Ieri c’è stato un problema nella comunicazione delle previsioni,  tra chi fa le previsioni e chi fa la valutazione rischio/guadagno relativa all’attivare la diga; i costi sono certi, i benefici incerti”.

Necessità funzionali del MOSE

“Le persone che servono in questo momento sono 84, bisogna addestrare la manodopera e quindi c’è un’esuberanza di personale; il numero minimo con automatizzazione sufficiente è di 15-20 persone” afferma Cecconi. “Queste possono effettuare le manovre in un tempo molto rapido, essendo già lì per preparare l’impianto nel giro di tre ore è possibile chiudere”.

“Il costo relativi all’uso del personale e dell’energia è nell’ordine dei 200 000 euro per una chiusura ordinaria di quattro o cinque ore” dice Cecconi.

“La previsione dell’acqua alta rimane incerta, quindi le procedure sono ancora in fase di aggiustamento, ora sono anni che vediamo fallimenti del MOSE con le acque alte, adesso è il momento di cominciare ad adoperarlo. Siamo arrivati all’1 settembre di quest’anno con la promessa che la diga sarebbe stata operativa con l’avvertenza per le mareggiate sopra ai 130 centimetri, quello che bisogna fare è chiudere il MOSE per tutte le maree, così non serve attendere previsioni difficili e specifiche, dando la totale sicurezza”.

Logistiche di attivazione

“L’errore di previsione è inevitabile perché il vento forte non è predicibile con sufficiente accuratezza, dobbiamo quindi affidarci alle procedure rigorose basate sui modelli matematici delle maree, insieme alla probabilità delle letture del vento; il porto però va avvisato tre ore prima per fermare le attività, in quanto la decisione va sottoposta alle autorità competenti, per tutelare le persone e mitigare i danni economici”.

“Con anticipo si potrebbe avvisare il porto della necessità di riaprire e poi chiudere. In questo modo la manovra sarà pronta quando le previsioni ne confermino la necessità e le navi di passaggio si saranno già assestate. Pochi credevano fosse possibile operare il MOSE con solo una bocca di porto aperta, ma lo è e studi lo dimostrano” afferma Cecconi. “Il MOSE non è solo una barriera che difende la città, ma un dispositivo che permette di fare regolazione ambientale con le bocche, come il ricambio dell’acqua e controllare il flusso di idrocarburi”

“Immaginate il MOSE come un organo di manovra mobile, in cui utilizzo questo polmone nel modo migliore; chiudere le porte con la marea minima precedente ci permette di dimenticarci delle previsioni, e usarle solo in secondo momento per minimizzare costi e danni”.

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