Riaprono i bar oggi a Venezia per la disperazione dei titolari che non temono le sanzioni. Anche sui social sale la rabbia della categoria. “Si deve distinguere tra ristoranti e bar, è davanti a questi ultimi che si creano assembramenti pericolosi” ha dichiarato Raffaele Alajmo.
Necessario dare un segnale
“Dovesse arrivare una multa amen, sono già nei guai fino al collo, non sarà certo quella a cambiarmi la vita. Ma un segnale lo dobbiamo dare: non sono negazionista, ma non sono nemmeno stupido. C’è anche il titolare del ristorante “Quattro forchette” di Marcon tra gli esercenti che hanno deciso di aderire oggi alla protesta #ioapro.
Le immagini che vedete mostrano la prima manifestazione organizzata dai baristi e ristoratori a Venezia il 28 ottobre scorso. Da allora però nulla è cambiato, anzi la situazione è molto più disperata perché il governo non ha fornito aiuti. Pur avendo costretto i locali pubblici a chiudere per salvaguardare la salute pubblica.
Quattro forchette, per coprire le spese si è trasformato in tuttofare
Finora al ristoratore di Marcon sono arrivati 5 mila euro in dieci mesi. “Dieci coperti al giorno non bastano per sopravvivere” ha detto. Spiega poi che seguirà le linee guida degli avvocati, ma deve coprire le spese e la moglie è in attesa di un figlio e dunque si è trasformato in tuttofare. Cuoco, aiuto-cuoco, cameriere e fattorino per le consegne. Pochi comunque i ristoratori che hanno aderito alla protesta di oggi, soprattutto per paura delle sanzioni. A Venezia ha aperto il “Bacaro Quebrado” in calle larga dei bari e pochi altri.
La rabbia si è concentrata soprattutto sui social e a Venezia Raffaele Alajmo non ha aderito alla provocazione anche se si dichiara solidale. “Si deve distinguere tra ristoranti e bar, è davanti a questi ultimi che si creano assembramenti pericolosi” ha detto. Per Alajmo inoltre ci sono alcuni locali «che non va bene aprano, perché non hanno il distanziamento tra i tavoli e non seguono tutte le prescrizioni, altri invece sì”.
Un Commento