Nella decima puntata di “Stanno Facendo un 48”, programma condotto da Patrizio Baroni, abbiamo discusso della storia e del futuro di Venezia, ai suoi primi 1600 anni. Gli ospiti della puntata sono: Pietrangelo Pettenò, coordinatore del progetto Forti di Venezia; Pieralvise Zorzi, scrittore; Claudio Vernier, Presidente dell’associazione Piazza San Marco; Cesare Peris, presidente della società del mutuo soccorso carpentieri e calafati; Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore.
“Un cadavere eccellente”
Pieralvise Zorzi: “Venezia nasce come associazione di governatori illuminati. Questa mentalità fa restare Venezia in piedi, ma in realtà, oggi, non si sente un senso di appartenenza. Forse conviene affidarsi a qualcosa di superiore rispetto allo Stato italiano, magari all’Europa.
I veneziani, di questo passo, sono destinati a vivere in un museo, perdendo la città. Il sindaco non può non accontentare la terra ferma, ma non può nemmeno dimenticare Venezia. Oggi ne abbiamo uno di terra ferma che tiene agli interessi della sua provenienza, ma non conosce o fa finta di non capire le problematiche di Venezia. La nostra città è un cadavere eccellente.
Bisogna trovare un meccanismo per scinderla dal meccanismo di Governo italiano, dalle fusioni con i vari paesi nella nostra zona. È chiaro che il sindaco debba accontentare le 300 mila persone della terra ferma, ma anche i 50 mila abitanti di Venezia hanno una voce, la quale rimane purtroppo inascoltata, soprattutto se a riceverla è un esponente amministrativo che non votano”.
Bisogna ridare vita alla città
“Venezia è una città che ormai appartiene al mondo intero, i comitati privati per la salvaguardia della città sono internazionali, guidati per 26 anni da mio padre Alvise, si esprimevano con sicurezza, adesso la situazione è diversa. Bisognerebbe ridare un ruolo internazionale rinvigorendo queste istituzioni.
Si dice che la colpa è dei veneziani che vengono, però è anche di chi ha fatto sì che gli extra europei che aprano un negozio a Venezia non paghino tasse per tre anni, discorso che non vale per i locali, che devono pagare le tasse dal primo momento. Questo è un esempio di una di quelle piccole ferite che privano i veneziani della voglia di rimanere nella propria città”.