In questa nuova puntata di Stanno Facendo un 48, Patrizio Baroni tratta la delicata tematica della situazione a Cuba. Stiamo assistendo ad una controrivoluzione? Ad accompagnarci attraverso questo tema ci saranno alcuni testimoni con amici e parenti cubani, con cui si tengono in contatto telefonicamente.
Per approfondire l’argomento, abbiamo visto in parte un servizio del Tg3 dedicato a Cuba andato in onda lunedì. Le immagini raffigurano i cittadini cubani riversati nelle strade di tutto il paese che, urlando, chiedono la libertà.
L’Avana è al collasso: proteste sulle strade
Spinti dal crollo dell’economia e da una campagna di vaccinazione che procede a rilento, i cubani hanno iniziato a manifestare a sud della capitale. In poco tempo, le persone si sono radunate in tutto il paese per protestare. “Siamo qui perché ci stanno facendo morire di fame.
L’Avana è al collasso: ci sono abbastanza soldi per costruire hotel di lusso mentre noi non abbiamo niente”; “Hanno picchiato me e mia figlia”, queste le testimonianze dei manifestanti. Sono decine le persone arrestate alla fine della giornata.
Come hanno risposto le istituzioni di Cuba
Le istituzioni hanno risposto con delle manifestazioni pro-governative, guidate dallo stesso presidente Miguel Díaz-Canel. Díaz-Canel accusa gli USA: “La loro politica soffoca la nostra economia per provocare scontri sociali”. Joe Biden non ha fatto attendere la sua risposta, chiedendo al governo di Cuba di ascoltare il suo popolo e di soddisfare i propri bisogni.
Una traduzione errata: “Ci stanno opprimendo”
“Il servizio di Rai 3 mi ha molto colpito”, commenta Patrizio Baroni. “Il ragazzo non dice quello che viene detto nella traduzione, ma dice ‘ci stanno opprimendo’. Non parla della volontà di ottenere qualcosa; le sue parole hanno un significato molto chiaro”. Opprimere significa ben altro: “libertad, libertad, libertad”, questo chiedono i cittadini.
Signora, sono i manifestanti che tirano pietre o le tirano per difendersi?
“Assolutamente no. I manifestanti sono scesi sulle strade pacificamente. Nelle foto troverete il popolo con le mani alzate quindi scende pacificamente a chiedere la liberazione. Questa è una rivoluzione del popolo affamato e oppresso. I giovani pretendono un futuro, non sono scesi in piazza per fattori politici.
Noi vogliamo semplicemente avere il diritto di andare a letto senza il pensiero se domani avrò da mangiare o meno. Vogliamo il diritto di lavorare, di non fare il cambio della moneta per acquistare i beni di prima necessità, vogliamo un paese libero”.
È d’accordo col governo degli USA? Ha il passaporto americano?
“No ma ho quello italiano per fortuna. A Cuba si tratta di un popolo nuovo, di rinascere. Non ha niente a che fare con la controrivoluzione, come viene chiamata da 62 anni: c’è voglia di cambiamento. I cubani sono andati nelle strade pacificamente, vogliono solo essere ascoltati. Il governo non è voluto. Invece ci ritroviamo con gli stessi nostri connazionali nella polizia che ci picchiano e ci sparano contro”.
Vediamo i video che abbiamo preso dai social
“Ecco qui vediamo una protesta pacifica. Giustamente, se la polizia ti mette le mani addosso, ti spara contro e ti picchia, bisogna difendersi. Qua però non c’è niente di grave”.