Il concetto di “quarantena”, il periodo di isolamento lungo quaranta giorni riservato a persone affette da malattie contagiose con il fine di bloccarne l’espansione è un’intuizione e un’avanguardia tutta veneziana risalente al XV secolo. Fu proprio in questi anni, infatti, che gli abitanti della città lagunare, dopo aver capito che solo l’isolamento poteva interrompere il diffondersi di determinati virus contagiosi, come quello della peste, istituirono un luogo, il cosiddetto “Lazzaretto Nuovo”.
E’ situato a 3 km a Nord-Est di Venezia vicino alla bocca di porto del Lido e destinato ad accogliere per un tempo lungo quaranta giorni, persone e merci potenzialmente contagiate e contagiose provenienti da tutto il mondo.
Era il 1468 e questa struttura ospitante si andava ad aggiungere a quella del primo Lazzaretto, definito appunto “vecchio” del 1423, che costituiva, invece, il primo ospedale pubblico per malattie contagiose della storia occidentale situato su un’isola in bacino San Marco.
La quarantena
«Venezia, con un’intuizione all’avanguardia e in anticipo su tutti – commenta Giorgia Fazzini di Ekos Club e Archeoclub d’Italia Sede di Venezia -, andando anche contro le superstizioni dell’epoca, capisce che la peste è contagiosa e per prima cosa crea il primo ospedale pubblico per malattie contagiose sull’isola del Lazzaretto Vecchio. Nel 1468, siccome capisce che prevenire è meglio che curare, soprattutto quando non sai come curare, inventa la prevenzione della peste con l’istituzione della quarantena da mettere in pratica sull’isola del Lazzaretto Nuovo».
Il Lazzaretto Nuovo
Il Lazzaretto Nuovo, un’isola di nove ettari dei quali 3500 mq edificati, era una vera e propria soglia tra la laguna e la città di Venezia nonché simbolo di un metodo preventivo avanguardistico nel trattamento delle malattie contagiose che dimostrava quanto i veneziani, già nel 1468, avessero una mentalità intuitiva e lungimirante in questo settore della medicina che ancora oggi viene approcciato con la stessa metodologia.
«È un’invenzione veneziana, quella della quarantena che diventa oggi, con il biennio pandemico del Coronavirus, estremamente attuale – continua Giorgia Fazzini – perché sia le diverse pratiche di network informativo e diplomatico internazionale, sia le pratiche quotidiane hanno un confronto molto preciso con ciò che Venezia ha capito e istituito nel XV secolo e ciò che nel mondo contemporaneo continuano ad applicare tutti i Paesi al mondo colpiti dal Sars-Cov-2. Il network dei lazzaretti fu un network non solo sanitario ma di intelligence internazionale».
Visite guidate e workshop
Quella del Lazzaretto nuovo, l’unica isola veneziana recuperata dall’abbandono e riportata alla collettività con un progetto non profit, è frequentata da decine di realtà locali e internazionali e migliaia di persone ogni anno attraverso visite guidate, workshop, mostre ed eventi.
Gli aspetti più importanti di questa isola sono tre e abbracciano tre diversi ambiti di studio da quello storico-archeologico a quello ambientale, fino a passare a quello legato al progetto di recupero dell’isola, promosso nel 1977 e giunto fino a oggi per rendere questo luogo una vera e propria piattaforma di lifelong learning.
La storia
Dal punto di vista storico, l’isola del Lazzaretto Nuovo ha vissuto tutti i diversi usi che hanno caratterizzato le oltre sessanta isole della laguna di Venezia: quello agricolo quando questo luogo veniva utilizzato per coltivazioni e allevamenti, quello religioso a partire dalla fine dell’XI secolo quando l’isola divenne di proprietà dei monaci benedettini di San Giorgio Maggiore, l’uso sanitario durante la diffusione della peste nel XV secolo e, infine, un uso militare nel corso del ‘800 quando l’isola venne utilizzata come sistema difensivo lagunare.
Il periodo più importante per l’isola del Lazzaretto nuovo è, senza dubbio, quello della Repubblica Serenissima, che ha visto il suo uso applicato all’ambito sanitario quando diventa il lazzaretto di quarantena e per tre secoli è soglia di Venezia da oltrepassare per raggiungere il centro della città.
Tutte le merci, le persone e le imbarcazioni che venivano da posti sospetti di peste, quindi, i diversi porti del Mediterraneo con cui Venezia collaborava in quanto cerniera tra Oriente e Occidente, dovevano passare per di qui per fare il periodo di isolamento di quaranta giorni prima di entrare a città.
L’ambiente
L’isola, inoltre, ha un significato importante anche dal punto di vista ambientale in quanto ospita il sentiero delle barene, la passeggiata naturalistica dell’ecomuseo che racconta questo particolarissimo ambiente dell’ecosistema lagunare.
Quello delle barene è un ambiente a rischio estinzione, ne è scomparso, infatti, il 70% nel corso dell’ultimo secolo, ma fondamentale dal punto di vista ecologico, paesaggistico e di impatto sull’economia, sul territorio così come sull’identità di Venezia e dei suoi abitanti.
Il percorso delle barene, ancora oggi attraversabile, ricalca il giro di ronda dei militari dell’isola del Lazzaretto Nuovo, estendendosi fuori dalla cinta muraria per circa un km.
Beni archeologici
Oltre all’aspetto storico-archeologico e a quello ambientale, il Lazzaretto Nuovo ha anche la funzione di deposito per i beni archeologici della soprintendenza. La struttura ospita, infatti, gratuitamente tutti i reperti di migliaia di indagini archeologiche grazie all’accordo tra le associazioni Ekos Club, Archeoclub di Venezia e il Ministero della Cultura.
«Ultima chicca dell’isola, poco conosciuta, – conclude Giorgia Fazzini – è quella di avere uno dei primi impianti di fitodepurazione d’Italia, una tecnologia che permette di depurare le acque di scarico a favore di un basso impatto ambientale».
Il Lazzaretto Nuovo è un’isola che testimonia non solo la grande mente intuitiva dei veneziani ma anche la bellezza dell’ecosistema lagunare che ha reso Venezia unica al mondo e che, ancora oggi, possiamo ammirare in questo luogo che ne preserva, con cura, le sue origini.
Per info e visite all’isola del Lazzaretto nuovo consultare il sito: https://lazzarettiveneziani.it/it.