E’ terminato da poco il festival della Follia a Torcello, ma non si esaurisce l’energia dei promotori della mostra e soprattutto degli operatori che nell’isola hanno aperto uno spazio per favorire l’integrazione sociale dei malati psichici. Oggi, per questo nuovo appuntamento della Voce della Città Metropolitana, abbiamo in collegamento Agostino da Polenza, Vicepresidente fondazione BOSIS.
La fondazione ha aperto una struttura a Torcello per accogliere tanti ragazzi con difficoltà psichiatriche.
“La fondazione nasce a Bergamo 30 anni fa. È una delle realtà lombarde più importanti per la salute psichiatrica. Da due anni abbiamo aperto questa casa di ospitalità e compensazione psichiatrica a Torcello. Investivamo parecchio del nostro tempo e della nostra passione con i nostri ospiti per portarli in giro per l’Italia, per farli viaggiare. Dopodiché, abbiamo scoperto che Torcello è particolarmente utile ai nostri pazienti per ritrovare calma e serenità del loro vivere” ha detto Agostino da Polenza.
I manicomi di una volta erano spesso immersi in mezzo ai boschi, in zone silenziosissime.
“Una volta i pazienti si tenevano nei boschi anche per non farli vedere. Lo stigma della pazzia era un qualcosa di terribile dal punto di vista dell’impatto sociale. Le nostre sedi nella bergamasca sono situate in centri abitati importanti. Torcello, invece, è un luogo di silenzio dove i nostri operatori, insieme ad altre persone venete, si siedono, parlano, vanno in barca per visitare Venezia: questo aiuta ad azzerare le differenze tra l’operatore sanitario e l’ospite. L’assistenza che si fornisce non deve essere solo medica, ma anche sociale: deve includere il contatto e il dialogo” ha detto Agostino da Polenza.
Tutto nasce con l’idea di donare un’area per il periodo di vacanza, ma ora invece diventerà sede definitiva, aperta tutto l’anno?
“Ci saranno sempre i nostri operatori e pazienti delle nostre strutture venete. Il Festival della follia, “La Gondola dei Folli”, che si sta tenendo questi giorni, è il primo esercizio di collaborazione tra “folli”. Si sono voluti portare a Torcello tanti esperti che hanno raccontato la vita secondo il loro punto di vista.”
Riguardo il malessere psicologico del nostro tempo, le malattie sono aumentate o diminuite secondo lei?
“Secondo la statistica, sono aumentate: c’è molta più sofferenza psichica, soprattutto nel mondo dei giovani. Non ci sono più manicomi, ma permangono centri di accoglienza dove vengono inviati pazienti piuttosto giovani, dai 18 ai 30 anni, vittime di esperienze tragiche. Migliorano e vengono aiutati, ma hanno bisogno di un periodo lungo per il reinserimento.”
Alcol e tossicodipendenza sono strumenti che portano a queste situazioni, più che le cause. Quali storie ci sono dietro questi ragazzi che decidono di drogarsi, di bere. È solo voglia di godersi i piaceri, per poi scoprire improvvisamente di essere incastrati nel mondo della dipendenza, o c’è di più?
“C’è sofferenza che si origina nelle famiglie, in comparti sociali di malessere generale, di disgregazione o separatezza. Negli ultimi anni è senza dubbio decrementata l’attenzione verso i figli e verso il loro percorso di crescita.”
“Abbiamo in cura circa 140 pazienti e tra di loro ci sono sia ragazzi con problemi familiari seri alla spalle, sia altri che cadono nell’incubo della loro sofferenza interiore, faticando ad uscirne”, ha detto Agostino da Polenza.
Lei ama molto sfide. La sua passione è scalare, giusto?
“Io partì da Venezia tanti anni fa con la spedizione “Città di Venezia diretta al K2 dal versante Nord”. Il versante Nord per anni rimase isolato nella remota Cina, ma dopo tempo, grazie ad una autorizzazione, molti veneziani riuscirono a raggiungerlo. Fu un grande successo e un’occasione di vita: in quattro mesi di convivenza stringemmo legami molto significativi.”