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Michela Pavesi: “niente perdono per chi torna a delinquere”

A Campolongo il ricordo di Cristina Pavesi rimasta uccisa il 13 dicembre del 1990 durante l'assalto ad un treno postale organizzato dalla banda di Felice Maniero ha fornito l'occasione alla zia Michela Pavesi per dichiarare che non ha perdonato chi ora pur essendosi dichiarato pentito è di nuovo accusato di atti illegali

Michela Pavesi, zia di Cristina Pavesi. “In questi giorni abbiamo letto di questi nuovi fatti di cronaca. Qualcuno che era venuto apposta da me a chiedermi perdono, è di nuovo in carcere. Io non mi sento di togliere quel perdono. Assolutamente. Era veramente addolorato per la morte di Cristina. Ha passato 30 anni in carcere. È ritornato. È la fragilità dell’uomo.”

Il ricordo di Michela Pavesi, zia di Cristina

Non perdona ma ricorda e prega, Michela Pavesi, zia di Cristina, la studentessa veneta ventiduenne morta sul colpo; durante l’esplosione provocata dalla banda di Felice Maniero nel 1990. Per assaltare il treno portavalori con 6 miliardi di lire, che stava incrociando il suo di ritorno da Bologna.

“È viva ed è tra noi” ha dichiarato la zia, diventata cittadina onoraria di Campolongo. In questo comune, il 13 dicembre scorso, 31 anniversario dell’omicidio di Cristina, è giunto Don Luigi Ciotti di Libera; associazione contro i soprusi di tutte le mafie, per celebrare la messa. “Le mafie si rigenerano – ha detto – ma anche gli investigatori hanno affinato le tecniche di indagine e sono più rapidi.”

L’intervento di Don Luigi Ciotti

Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera: “C’è un dato rispetto ad anni fa molto diverso. Loro si rigenerano; è quello che è successo con Cosa Nostra e con le organizzazioni della ‘Ndrangheta. Nonostante il grande impegno delle forze di polizia, della magistratura; ogni giorno ci consegnano dei risultati non indifferenti. Il dato nuovo in tutta questa storia è che loro si rigenerano; prima ci volevano anni prima di individuare l’organizzazione; ora dopo pochi mesi si riesce ad individuare, arrestare, fare delle operazioni.”

“Ci son voluti alcuni anni, perchè si fanno delle indagini molto serie, molto attente. Però si sono accorciati molto i tempi di tutto questo. Vuol dire che ci son degli apparati dello stato che nonostante l’insufficienza di strumenti, che giustamente loro reclamano; arrivano prima. Lo Stato c’è. Deve essere potenziato ed aiutato. Abbiamo delle norme, alcune insufficienti. Devono essere migliorate. Però gratitudine per tutto questo.”

“Nessuno dei protagonisti dei fatti è di Campolongo”

Il sindaco di Campolongo Maggiore, Mattia Gastaldi, ha posto l’accento su un particolare che è motivo di orgoglio per la comunità. Ossia che nessuno degli arrestati, ritenuti dalla Procura coinvolti nella rinascita della comunità malavitosa di un tempo; è del comune. A riprova che la collettività ha reagito.

Il sindaco di Campolongo Maggiore, Mattia Gastaldi: “I fatti di questi giorni ci fanno capire una cosa importante a Campolongo. Che nessuno dei protagonisti dei fatti della nuova Mafia del Brenta, è di Campolongo. Questo è un segnale positivo per noi. Perchè ci certifica che la cultura della legalità, partita ormai 30 anni fa; grazie a Michela e tanti altri testimoni, piace ricordare il giudice Francesco Saverio Pavone: da i suoi frutti. È cambiato sicuramente anche il modo di fare delle nostre forze dell’ordine; più veloce e spedito. Ma è cambiato anche il tessuto sociale.”

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