Chiude domani 26 marzo la mostra allestita in Calle Legrenzi a Mestre di Giusi Naletto. Dopo una settimana durante la quale ha attratto molti visitatori, docente di Ca’ Foscari fino al ’97 ha deciso di dedicarsi alla pittura frequentando i corsi dell’Accademia di Belle Arti a Venezia e da allora è stato un crescendo di sperimentazioni ed esplorazione nel mondo del colore e dello spazio alla ricerca di quello che c’è di nascosto.
L’opera come possibilità di “interminati spazi”
“Scoprire sotto la superficie dell’opera una realtà nascosta, una possibilità di “interminati spazi”, come li chiamava Leopardi. Insomma, una pittura interiore in cui nasce una geografia dell’anima che si raggiunge superando la turbolenza del colore.” afferma il critico d’arte Ivo Prandin.
Non solo paesaggi, ma anche carte geografiche
“Oltre la soglia del dipinto, l’artista ha incluso lacerti di carte geografiche antiche che affiorano con i loro disegni di strade, acque, cieli, montagne, rappresentazioni tutte di un mondo chiuso nel pozzo del tempo. E noi, viaggiatori con lei, ne percepiamo l’eco.” Continua il critico.
E non solo pittura. Il critico d’arte Ivo Prandin va oltre e invita a cercare nelle tele di Giusi Naletto i confini da superare.
Il dipinto: un confine da superare
“L’incontro di due linguaggi: il colore e la carta, crea il colore narrante di Giusi Naletto, ci invita nella dimensione del sogno e dell’immaginario dove materia e colore sono in continua metamorfosi e la sua forza è icastica e simbolica. A noi, ripeto, è richiesto di associarci al viaggio di Giusi. Nella materia vibrante dei suoi dipinti sono aperti alcuni varchi. In ogni dipinto c’è infatti un confine da superare.” Conclude Ivo Prandin riferendosi al lavoro dell’artista.