Il momento è difficile per le attività economiche tra il caro bollette e i mancati introiti dovuti alla pandemia e la guardia di finanza si è concentrata su chi pratica la concorrenza sleale intensificando i controlli nel commercio dei combustibili, ma anche tra chi si sta preparando a fare business con i turisti. Sono scattate sei denunce e un arresto.
Marcon: sequestro a imprenditrice cinese
Maxi sequestro ad imprenditrice cinese a Marcon. La donna si stava preparando ad immettere nel mercato bomboniere ed altri oggetti decorativi per matrimoni ed eventi, ma potevano essere tossici non avendo riportato nella confezione la provenienza e la composizione del materiale. La guardia di finanza ha bloccato la partita. Si tratta di un patrimonio del valore di circa 2 milioni e mezzo di euro. Inoltre, è scattata la sanzione di altri 25 mila euro.
Padova: 17 mila souvenir “made in Italy” taroccati
A Padova invece i finanzieri hanno scoperto e bloccato in un deposito all’ingrosso 17 mila souvenir made in Italy e con marchio UE taroccati. Si tratta di un’altra partita come quella sequestrata il mese scorso sempre a Padova. Questa sarebbe stata venduta con l’avvio della stagione turistica a Venezia e che avrebbe fatto concorrenza sleale ad artigiani e commercianti onesti già molto provati da due anni di pandemia.
I militari hanno trovato imballati calamite e portachiavi raffiguranti a titolo esemplificativo, Piazza san Marco, ponte di Rialto, gondole e il simbolo del tricolore, talvolta anche con la scritta “Italia”. Il titolare dovrà rispondere di frode. L’operazione ha ottenuto il plauso del presidente della regione Veneto, Luca Zaia, che ha posto l’accento sulle botteghe avviate alla chiusura e che non hanno certo bisogno di ulteriori ostacoli oltre al calo di turisti e al caro bollette.
Rovigo: imprenditore cinese evade 1 milione e 100 mila euro
A Rovigo infine, la guardia di finanza ha concluso un’operazione che ha portato all’arresto di un imprenditore cinese. L’evasore aveva creato società di comodo nel settore del confezionamento di capi d’abbigliamento allo scopo di evadere il fisco. L’imprenditore apriva e chiudeva le società intestate a presta nomi anch’essi cinesi ed ex dipendenti dell’uomo il quale così curava personalmente il giro d’affari delle aziende, rastrellando gli utili e al momento di versare le imposte, cessava l’attività. L’evasione calcolata dagli investigatori sarebbe pari ad 1 milione e 100 mila euro. Risultano indagate anche altre quattro persone tutte di nazionalità cinese.