Adriano Scantamburlo racconta un ricordo legato alla Pasqua di quando era bambino: focaccia casalinga, uova colorate, e i fiori di pesco
Adriano Scantamburlo
“Mi piace ritornare sui ricordi con la scrittura perchè nella vita odierna tutto deve essere veloce, sempre di più. Quello che succede ora tra un po’ è già passato, vecchio, da buttare! Io allora faccio come i fotografi, fermo il momento con la penna….
E scrivo sempre i momenti belli, quelli che mi emozionano, e cerco anche quelli lontani che il tempo tiranno cerca di farmi dimenticare! So che il passato è storia andata che agli occhi di molti fa pure tristezza, ma io sono convinto che sia ugualmente bello sapere come eravamo, da dove proveniamo, di quanto poco bastasse per la felicità…
Si dice, su una canzone di Baglioni, “la vita è adesso” ed io aggiungerei con in spalla lo zaino dei ricordi! Si dice che rimanere aggrappati al passato sia un modo per fuggire dalle difficoltà e dalla paura del presente ma per me non è questo. Per me ricordare scrivendo è un modo di fronteggiare con coraggio proprio il presente e guardalo in faccia con occhi impavidi! Peccato soltanto che avere tanti ricordi lontani nel tempo equivalga a tanta vita….spesa!”
Pasqua di una volta: un racconto
“Ho il piacere di raccontarvi alcuni ricordi di quando ero bambino ed arrivava la Santa Pasqua. Dobbiamo tornare negli anni ’60, quando Pasqua arrivava con sapori e sentimenti molto semplici, ma molto sentiti. Io abitavo in una grande casa di campagna con poche cose, ma eravamo ricchissimi di affetto, di serenità e di splendore. Tra i ricordi più vivi che ho, ci sono quelli relativi alla colomba pasquale. Allora non esisteva, ma dalla cucina proveniva un buonissimo profumo di focaccia che veniva riposta nel forno della stufa e servita da mia mamma soltanto ed esclusivamente durante il pranzo di Pasqua.
Di uova di cioccolato, ce ne era solo uno che doveva essere diviso con tutti. Ricordo che veniva acquistato alla UPIM perchè costava di meno. Era avvolto da una carta coloratissima e lucentissima che noi bambini usavamo per fare l’aquilone da far volare il lunedì dell’Angelo.
Le uova venivano fatte bollire immergendovi nell’acqua delle semplici erbe di campo o della carta rossa, per colorarle. Per questo motivo, il risultato ottenuto era solo o di uova rosse o verdi, ma erano ugualmente bellissime.
Sulle travi le rondini avevano fatto il loro ritorno ai nidi, e garrivano, giulive, forse per dimostrare la loro felicità nel rinnovarsi della vita.
Ricordo anche che mia mamma, e le mie zie, e mia nonna, facendo le pulizie in preparazione alla Pasqua, cantavano festose e con gioia le canzoni della loro epoca: “La casetta in Canadà”, “Papaveri e Papere”, “Vola Colomba”. Però non il Venerdì Santo, perchè c’era un silenzio rispettoso.”
I fiori di pesco
“Accanto alla stanza dove abitavo, c’erano molti alberi di pesco, che a Pasqua erano in piena fioritura. I meravigliosi fiori di pesco venivano staccati dal venticello di aprile, e venivano portati un po’ ovunque. Molti di questi bellissimi fiori entravano anche nella mia stanza e la rendevano più luminosa, proprio come la Pasqua.
Dove abito adesso, purtroppo, non ho più la bellezza di questi alberi di pesco. E’ motivo per il quale, però, a Pasqua di ogni anno vado dal fioraio, e acquisto un grande mazzo di fiori di pesco e li dispongo nella mia stanza per rivivere quei momenti meravigliosi. Purtroppo, però, non c’è più il venticello di aprile che li sparpaglia ovunque.
Buona Pasqua a tutti!” ha concluso Adriano Scantamburlo