Sono trascorsi 25 anni da quando otto Serenissimi sono usciti di casa per fare una manifestazione di protesta e occupare simbolicamente il Campanile di San Marco. Il ritorno mediatico sulla voglia di autonomia del Veneto l’hanno ottenuto, ma si erano presi le ferie pensando di tornare al lavoro non immaginavano che si sarebbero fatti decenni di galera. C’era un collega testimone di quella notte surreale Maurizio Crovato.
Maurizio Crovato, giornalista
“Dietro di me è il “paron de casa”, ovvero il campanile di San Marco che era il vero obiettivo dei Serenissimi: parcheggiare il tanco proprio davanti l’entrata del campanile e salire e stare nella sommità del campanile per almeno tre giorni come occupazione simbolica. Si portavano i viveri, la pasta asciutta, da bere qualche bottiglia di vino, per stare lì tre giorni. Non avevano però fatto un calcolo logistico. Proprio sulla facciata di sinistra del campanile c’era una grande impalcatura del restauro del campanile stesso. Impalcatura che permise alle forze dell’ordine di raggiungere la sommità del campanile in pochi secondi. ”
Ricostruiamo l’evento.
“Siamo in Piazza San Marco per ricordare l’evento di 25 anni fa. Esattamente su questa riva, arrivarono sempre sulle 10 di sera. Partivano dal tronchetto dove avevano regolarmente parcheggiato le auto, preso il ferryboat diretto al Lido. Poi hanno intimato al capitano che in un primo momento rideva perchè gli sembrava quasi uno scherzo di carnevale, di dirottare il ferryboat e di portarlo qui.” Racconta Crovato.
Cosa fecero e cosa pensarono i Serenissimi?
“Erano in otto. L’ideologo di chiamava Giuseppe Beppin Segato, una persona tranquillissima, laureata in scienze politiche, una persona di cultura. Era un visionario separatista, leghista e soprattutto un nostalgico della Repubblica Serenissima. Loro avevano pensato, intanto di costruire in casa il tanco, erano tutti veneti. Con il tanco si misero in borsa anche un MAB Beretta, ovvero un fucile mitragliatore del 1945 che gli costò parecchio. L’obiettivo era di stare in Piazza e fare questa grande azione eclatante.” Spiega il giornalista.
E continua: “Posizionarono il tanco in questa posizione davanti all’ingresso secondario del campanile. Da questa entrata si affacciò mascherato con il mitra Luigi Faccia e gridò, mentre ormai era tutto sotto controllo e c’era una situazione imprevista di pericolo: “Ghelo Crovato” il giornalista della Rai, questa cosa mi crea un sacco di problemi nei giorni avvenire. Io ero stato avvisato in primis dallo stesso Segato, che si fidava di me per via dei corsi di storia veneta fatti dall’associazione Settemari alla fine degli anni ’70, inizio ’80. Quando poi si affacciò il serenissimo armato, cominciò l’ambaradan. Le forze dell’ordine preallertate si erano già posizionate dietro per prendere dalla sommità tutti gli otto Serenissimi. Il tutto durò circa 2/3 ore. Poi ci fu la scena di panico: a notte fonda, il tanco era posizionato in Piazza, le forze speciali avevano strappato la bandiera di San Marco, evento abbastanza doloroso, e dalle Procuratie Novissime arrivò il sindaco Massimo Cacciari visibilmente irritato.”
Cosa fece Cacciari?
“La prima osa fu cercare di stemperare gli animi dicendo che si trattava di manifestazione, di ragazzate, nulla di grave era successo, nessuno era morto. Cercò la calma, forse aveva capito tutto.” Conclude Maurizio Crovato.