In questa prima puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti l’Assessore Regionale al Turismo Federico Caner e il professore Jan Van Der Borg dell’università di Ca’ Foscari, docente di economia e turismo”.
Tiziano Graziottin, Ufficio Capi Redattori de “Il Gazzettino”
Riavviciniamoci alla laguna. Dopo il disastro della pandemia, avendo la casa a Venezia, a volte arrivavo e vedevo il Ponte degli Scalzi completamente vuoto ed era un’immagine surreale. Fortunatamente siamo usciti da questa situazione terribile e i flussi a Venezia sono tornati importanti, con la coda di preoccupazioni e polemiche, la grande discussione sulle prenotazioni.
Tra l’altro abbiamo visto che nel periodo pasquale ci sarebbero stati 20 mila ingressi non registrati, quindi ho l’impressione sia molto difficile cercare di razionalizzare tutto. La domanda che voglio fare al professore e all’Assessore Regionale è: il sistema delle prenotazioni, può effettivamente funzionare? può essere la carta vincente? deve essere abbinato eventualmente a quali altre politiche?
Jan Van Der Borg, Docente di Economia del Turismo Ca’ Foscari
“Io credo che già con la prenotazione, legato ad incentivi quindi non tornelli, si può tentare di risolvere una questione importante. Delle 200 giornate all’anno in cui Venezia ha 10/15 mila persone in più rispetto alla capacità di carico. Credo sia assurdo continuare a puntare solo su queste 6, 7, 8 giornate all’anno, che siamo sotto pressione con 120/140 mila persone che girano per la città.
Ad esempio non è fattibile fare a meno Pasquetta perchè penso che sia un elemento che caratterizza una città qualsiasi. Quindi l’ambizione secondo me dev’essere quella di eliminare questa sovrappressione turistica strutturale, che porta Venezia da una città multifunzionale verso ad una meno monocultura turistica e un po’ più dinamica economicamente e socialmente”.
Prospettive sulle prenotazioni
“Credo sia molto più facile per l’Assessore al Turismo del comune di Venezia puntare sulla riduzione del numero di giornate in cui Venezia è in affanno e non dà flussi eccezionali. Secondo me, il percorso che si sta prospettando adesso, quindi la prenotazione (non biglietti d’ingresso se non un piccolo contributo al mantenimento dalla città di tutti quelli che vengono a Venezia), è una strada percorribile.
Occorre però trovare questa visione che si traduce in protocolli precisi: chi vorremmo avere in primis quando la città è piena? come raggiungeremo questo? chi decide quando chiudere i servizi e per chi vanno riservati i sevizi pubblici e lo spazio pubblico? Queste scelte attualmente non ci sono, non sono state fatte.
Poi manca la visione su che cosa vogliamo che diventi Venezia tra 30/40 di anni, ad esempio una città turistica; un museo all’aria aperta; una città dove c’è gente che vive. E’ una città molto di più che di sole pietre, ci sono anche delle persone che ci vivono, che ci lavorano, ci studiano e da questo percorso siamo molto lontani purtroppo. Quindi anche qui occorre fare un cambiamento di passo, cominciare ad accelerare e non solo annunciare misure che ancora oggi non hanno una precisa calendarizzazione”.
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