In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.
Il conduttore chiede a Vincenzo Papes quali sono le conseguenze di questa emergenza del personale.
Vincenzo Papes – Presidente Centro di Medicina
“Allora, vorrei intanto dire al Dr. Flor che quello che lui ha detto, secondo me, di come impiegare i medici giovani prossimamente è una bella idea e a me piacerebbe che poi diventasse anche un modus operandi; perchè penso che studiare e lavorare nello stesso momento, per un ragazzo giovane, sia il massimo perchè così arriva al momento della formazione che ha avuto sia la parte teorica, sia la parte pratica.
Quindi, secondo me, lo ritengo un gran bel progetto. A parte che è venuto fuori perchè siamo costretti, ma comunque, secondo me, lo terrei anche dopo.
Però vorrei dire altre due cose: sì è vero, è inutile dire che negli anni scorsi son stati fatti degli errori di programmazione, l’abbiamo detto tante volte, in tante sedi, alla fine non siamo riusciti a scardinare questo problema, perchè noi, mi ricordo che ancora 5 anni fa, abbiamo fatto a Padova un convengo invitando tutti; dicendo che c’era questo problema. Ma se Roma non allargava, diciamo così, il numero di iscritti, non si poteva far nulla.
E quindi qui abbiamo perso 4-5 anni. Io però non penso che, e qui vorrei buttare una riflessione con il Dr. Flor, basterà solo aumentare il numero di iscrizioni per risolvere il problema. Perchè noi oggi abbiamo anche un problema interno, secondo me, dei medici.
Cioè noi abbiamo dei medici, a me questo succede, che stanno lasciando. Perchè io parlo, non adesso da imprenditore della sanità privata, ma parlo da cittadino, perchè poi quando vado in ospedale ho bisogno e ho piacere, oltre che bisogno, di trovare professionalità: se vado al pronto soccorso, sono tranquillo. Invece oggi, secondo me, ci sono delle emergenze.
Allora, secondo me, il problema non è solo il numero di apertura: di aprire a più medici. È che abbiamo dei medici che stanno lasciando gli ospedali dai 60 anni in su. Parecchi medici stanno lasciando gli ospedali per vari motivi, che poi magari dico, e cioè non sono contenti di alcune situazioni, che sono: l’aspetto economico, cioè noi, bisogna dire una cosa, qua in Italia paghiamo poco i medici, perchè naturalmente prendono €3500-4000, poi il Dr. Flor mi dirà magari di no, ma fanno turni sabati domeniche, Pasqua, Natale dentro, dove naturalmente hanno i loro figli; che fanno polizze assicurative, senza rischiare niente e prendono €5000-6000.
Quindi abbiamo un problema da risolvere. Mentre fino a qualche mese fa succedeva che i medici che lasciavano gli ospedali erano quelli dai 60 in su, perchè erano anche stanchi. Dopo la pandemia poi è successo che questa si è accentuata. Oggi abbiamo i ragazzi giovani, quelli di cui naturalmente prima parlava il Dr. Flor, che entrano in ospedale dopo un anno o due, lasciano gli ospedali perchè fuori, diciamo così, guadagnano molto di più e passano così nelle cooperative, di cui prima parlava proprio il Dr. Flor. Quindi abbiamo anche qualche medico giovane che lascia.
Quindi bisogna che, secondo me, l’ospedale, reinventi le modalità ed il modo di lavorare. Perchè questi medici per attrarli, sia quelli giovani che non, bisogna creargli uno stipendio maggiore, bisogna creare la possibilità di rivedere un futuro, crescere dal punto di vista professionale, perchè i professionisti naturalmente hanno questa come idea. Quindi bisogna ricreare un pò il mondo del lavoro.
Dall’altra parte noi naturalmente che siamo nel privato, o puro o convenzionato, quando mancano le risorse, prima naturalmente, inizialmente ci siamo accorti subito perchè naturalmente l’ospedale è sempre una condizione attrattiva; sia per il professionista medico, sia per gli infermieri.
Poi sugli infermieri oggi, come diceva il Dr. Flor, veramente siamo in un momento problematico. Perchè noi siamo stati costretti addirittura a chiudere determinati servizi, ma non solo noi, anche altre case di cura. Quindi il problema degli infermieri è una cosa problematica. Ma anche qui, vi voglio mettere attenzione, pensate che un infermiere ha un contratto di €1500-1600 al mese, facendo i turni sabato e domenica, ma è troppo poco se vogliamo che queste figure professionali vengano a lavorare per, diciamo così, portare la loro professionalità ed anche il loro tempo per così poco. Bisogna che facciamo un salto di qualità sotto questo prospetto.
Io mi metto tra questi perchè, naturalmente, noi magari abbiamo la possibilità di incentivare più del pubblico, diciamo così, queste figure. Perchè abbiamo più possibilità di movimento. Loro hanno dei contratti più rigidi.
Però dobbiamo pensare a queste figure in questa maniera, se vogliamo che accedano all’informazione ed alla formazione e poi vengano a lavorare presso le nostre strutture.
Se no noi ci troveremo senza professionalità e senza medici e senza infermieri. Poi chi è che cura i malati?”