In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.
Il conduttore di “Venezia Città Stato?”, Alfredo Aiello, chiede a Vincenzo Papes quali sono le tre priorità che messe in campo aiuterebbero ad accelerare un processo positivo nel settore della sanità
Vincenzo Papes, Presidente Centro di Medicina
“Secondo me dovrebbero chiedere l’abolizione del numero chiuso per quanto riguarda il discorso dei medici e sarebbe ora che mettessimo in mano il rapporto tra sanità pubblica e privata in cui la regione è obbligata ad avere un tetto di spesa per il privato che risale al 2011; perchè secondo me, oggi sempre di più, c’è possibilità da parte delle strutture private ad dare questi servizi e ad essere complementari al servizio sanitario.
Secondo me ci sono tre punti che fanno scattare questo discorso privato e quindi la richiesta.
- La velocità delle prestazioni: se tu non dai i tempi alle prestazioni, la gente non è più disposta ad aspettare una settimana. Una volta, una settimana, era un tempo eccezionale.. oggi una settimana non la voglio più aspettare.
- La gente che va nel privato vuole avere la certezza del medico: io voglio essere sicuro del medico che mi visita è “A” e che questo poi mi seguirà. Nel pubblico questo è un fattore che non è possibile e naturalmente questo determina la scelta del privato
- Gli specialisti sono portati a chiedere prestazioni aggiuntive rispetto a quando fanno le visite, per mettersi in difesa di quelle che sono le problematiche che entrano nel sistema di richieste da anni. Sono aumentate le strutture quindi sono aumentate le richieste e quindi il medico dovendosi difendere, richiede prestazioni che permettono di metterlo tranquillo
Quindi, se non risolviamo queste tre cose, il privato crescerà maggiormente.
Per me è importante che la nebulizzazione dei medici venga ristabilita; aumentare i budget per la sanità perchè anche loro più di quello non possono fare senza denaro e che vengano anche poi rispettati gli accordi fatti tra la regione e le strutture convenzionate su quelle che sono le schede di programmazione regionale”.
