Il settore calzaturiero. Ce ne parla Sirio Badon, Presidente dell’Associazione Calzaturifici della Riviera del Brenta.
Oggi siamo in compagnia di Sirio Badon, Presidente dell’Associazione Calzaturifici della Riviera del Brenta. Al Presidente chiediamo se, dopo lo scandalo che ha coinvolto le banche venete, anche il settore calzaturiero abbia risentito del contraccolpo nel nostro territorio. Badon risponde affermativamente: purtroppo la crisi bancaria ha impoverito sia la cittadinanza che l’industria in generale e, di conseguenza, la cosa ha riguardato anche il settore di cui è rappresentante. La mancanza di fondi dei consumatori si vede soprattutto dal calo degli acquisti e degli investimenti, mentre, dall’altra parte, le grandi imprese non dispongono di fondi sufficienti per assumere nuovo personale all’interno dell’azienda. Ma il consorzio calzaturiero del Brenta almeno vanta un’origine piuttosto antica: discende infatti dalla tradizione, dai nobili veneziani e dalla loro grande passione per l’arte e la manifattura. Proprio per questo è famosa in tutto il mondo sia la bravura che la maestria dei suoi artigiani, sia l’eleganza, la qualità che il gusto dei propri prodotti, soprattutto dei sandali gioiello. Il Presidente riconosce che solo questi elementi hanno permesso al settore calzaturiero di sopravvivere “meno peggio” degli altri: il mercato, difatti, è oramai molto compromesso dalla diffusione di una manodopera a bassissimo prezzo, come quella cinese o brasiliana, che viene pagata circa 3 euro al paio. Il costo medio di un paio di calzature totalmente made in Italy, appena uscite dalla fabbrica, è invece di circa 100 euro. Proprio a causa della riduzione dei fondi di cui ciascuna famiglia disponeva, i mercati esteri si sono quindi arricchiti offrendo prodotti di bassissima qualità (e, molto spesso, addirittura cancerogeni date le sostanze ed i materiali utilizzati e data anche la mancanza di rigidi controlli) ad un prezzo stracciato. Ma i problemi non sono solamente questi: vi sono anche quelli legati alle piccole/medie imprese, che non riescono ad imporsi sul mercato data la presenza delle grandi multinazionali che monopolizzano il mercato, la normalità per il tessuto industriale italiano. Tuttavia, almeno una speranza sembra esserci: l’Associazione, difatti, organizza anche fiere per la promozione dei propri prodotti sia a livello nazionale che internazionale, segno che, dopotutto, la voglia di darsi da fare c’è ancora tutta!