L’industria italiana e Porto Marghera in particolare hanno perso un uomo a cui devono moltissimo, soprattutto lo stabilimento veneziano della Fincantieri. É morto Giuseppe Bono a 78 anni, di cui venti alla guida del colosso nel mondo delle navi da crociera e, negli ultimi tempi, anche in quello delle navi militari.
In più sotto la sua guida, la società si è fatta avanti e ha costruito il Ponte di Genova. A Marghera capitava spesso di intervistarlo durante i battesimi dei giganti del mare. Il cantiere ne sfornava al ritmo di uno all’anno.
Giuseppe Bono, il “Boiardo di Stato”
Lo chiamavano “Boiardo di Stato” e lui fingeva di offendersi. In origine era un feudatario e lui ha saputo gestire un settore dello Stato con la stessa fedeltà, determinazione e competenza. Nel corso dei vent’anni a capo della Fincantieri ha rivoluzionato il comparto e salvato il gruppo sull’orlo della chiusura, avvalendosi della collaborazione di Corrado Antonini, uomo di straordinarie relazioni internazionali.
Le partenership e l’espansione
É nata una partnership con Carnival e sono giunti incassi miliardari. Nel 2009 si espande nel mercato americano, acquisendo i cantieri navali Marinette. Nel 2019 siglano joint venture con la francese Naval Group e corona parzialmente il sogno di creare un polo europeo.
“Se non lo facciamo noi” aveva detto “lo faranno gli asiatici”, ma l’antitrust dell’Unione Europea gliel’ha impedito. Poi arriva la diversificazione con la costruzione del Ponte di Genova e del Terminal crocieristico a Miami, il DMSC, e dopo tanto volare arriva l’atterraggio voluto dal governo Draghi, che ha messo al suo posto Pier Roberto Folgero, scelta che Bono non ha mai condiviso.
Moltissimi gli attestati da imprenditori politici e organizzazioni sindacali. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rivelato di aver ricevuto un suo messaggio eredità appena qualche giorno fa, “majora premunt: urgono cose più importanti”.
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