Matthew Perry, quello che noi tutti conosciamo come lo spassosissimo Chandler di Friends, pubblica una sorta di memoire sulla sua vita, rivelandoci la sua triste realtà della dipendenza trentennale da alcool, droghe e farmaci con una sincerità disarmante.
Il libro di Matthew Perry
Nel suo libro “Friends, amanti e la Cosa Terribile” (uscito l’8 novembre in Italia, lo pubblica La nave di Teseo) Matthew Perry, aka il Chandler di Friends, passa in rassegna la sua vita con un’onestà e uno humour totalmente inaspettati.
Il racconto parte da prima che lo scritturassero per Friends alla fama che lo travolse quando Friends diventò la sit-com più vista della storia della televisione (cinquantadue milioni di persone incollate davanti allo schermo in occasione della puntata finale, numeri che le piattaforme oggi manco si sognano).
La narrazione di gossip
A tutto ciò si aggiungono i gossip della sua vita privata: le ex famose come Julia Roberts, che lo va a prendere con un aereo privato; i limoni con Gwyneth Paltrow chiusi in un armadio; la fidanzata storica (lui non la nomina mai direttamente, ma è Lizzy Caplan) che lo snobba non appena inizia a frequentare Tom Riley; la cotta per Jennifer Aniston che mai si concretizzò per via dello «scoraggiante disinteresse» da lei dimostrato, ma in cui tutti i fan hanno sperato e continuano a sperare.
Il rapporto con la “Cosa Terribile”
Ma a questo si aggiunge quel terzo elemento del titolo, che stona completamente con gli altri due, ma che purtroppo è esistito: la Cosa Terribile, ossia la dipendenza. Non si parla solo di vodka (una bottiglia a sera come minimo sindacale per tirare avanti), ma anche Xanax, cocaina, oppiacei di ogni tipo (cinquantacinque pastiglie di idrocodone – ossia Vicodin – al giorno, più OxyContin, fentanyl, Suboxone, metadone).
La Cosa Terribile che ha fatto perdere a Perry tutti i denti: saltano i due incisivi, poi un morso a un toast stacca gli altri. Quella che lo distrugge al punto da doversi sottoporre a una colostomia e a un’ileostomia, con i sacchetti che t’attaccano post-intervento che puntualmente la notte si sfasciano. La disperazione che gli fa vedere Dio nella cucina della sua casa, ricordandogli la preghiera che gli aveva rivolto nel 1994: fammi ciò che vuoi, basta che mi fai diventare famoso.
Un excursus all’interno di un viaggio di perdizione e guarigione, che porta con sè grande tristezza, ma anche grandi risate.
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