Gabriele Zampieri
Risponde il Responsabile Associazione di Categoria U.N.S.I.C. di Venezia, Gabriele Zampieri: “Noi riscontriamo un problema di due livelli. Il primo è legato all’acqua, che è determinante per la produzione. La carenza d’acqua genera un problema. Unitamente al fatto che la comunità europea ha determinato delle regole sui flussi minimi nei fiumi. E’ poi ovvio che di conseguenza c’è una minore disponibilità d’acqua, per i corsi d’acqua minori.
Se io non riesco a derivare, non riesco ad avere acqua. Quindi chi ha il pozzo ha eventualmente il vantaggio di prelevare acqua, ma chi non ha buoni fossati ha il raccolto che muore.
Rispetto a ciò, abbiamo riscontrato l’anno scorso un enorme problema: una carenza totale di acqua, con tanti raccolti morenti.
Insetti e funghi
Oltre a questo però, si è aggiunto un problema di carattere sanitario. Ovviamente cambiando il clima, cambiano anche i parassiti. Cambiano le malerbe. Soprattutto sui parassiti nasce un problema, quando noi abbiamo un grande calore e una grande umidità, che molto spesso non abbiamo combinate, abbiamo anche lo sviluppo delle malattie fungine in maniera smisurata. Si crea dunque un problema di marcescenza, di conservazione e tutta una serie di problemi collegati. Oltre all’ingresso di altri insetti, ovvero i nuovi, anche quelli che già conosciamo si evolvono. Cambiano comportamento e vanno a rovinare il prodotto.
Le questioni sono quindi molteplici, chiamiamole siccità, chiamiamole malattie fungine e poi c’è il corredo di quello che è entrato recentemente, questo mix di questi tre problemi contemporaneamente.”
Paolo Dalla Vecchia: “Quello che tu hai sottolineato infatti, è una caratteristica del nostro territorio provinciale. Rispetto alla parte montana del Veneto di certo la parte più bassa soffre il problema della carenza d’acqua.”
Da un problema può nascere un’opportunità
Gabriele Zampieri: “Io dico sempre che ogni problematica può creare delle opportunità. Noi dobbiamo quindi essere aperti per vedere quello che ci potrebbe portare questa situazione.
Per esempio, l’anno scorso, abbiamo scoperto che chi ha raccolto il mais aveva lasciato dei semi nei campi. Nel periodo fine estate e autunno, la coltura è ripartita un’altra volta. Abbiamo avuto tecnicamente un secondo raccolto, che poi non si è determinato ufficialmente perché si trattava di semi da risulta. Questo però ci fa capire che possiamo anche cambiare i cicli produttivi.
Tutto ciò è una situazione che può sì portare da un lato riscontri negativi, ma anche aprire frontiere nuove.”
Zampieri: dobbiamo essere aperti e pronti
Paolo Dalla Vecchia: “Infatti è proprio questa la domanda che volevo farti. Quale può essere l’evoluzione del settore agricolo, rispetto i cambiamenti climatici?”
Gabriele Zampieri: “Questo che ti ho detto è un aspetto. Cioè, il saper riconoscere da questi aspetti degli elementi positivi per riuscire a trovare delle soluzioni. Certo è che trovare soluzioni a problemi come la siccità facciamo fatica.
Ad esempio gli agricoltori stanno già modificando i loro sistemi produttivi per cercare di coltivare piante che abbiano maggiore resistenza. In alternativa cambiare i periodi, ovvero anticipare il semine in maniera da sfasare ed evitare che il periodo critico, spesso quello della fioritura, vada a coincidere con la siccità.
Sono piccoli questi accorgimenti, ma io sto parlando di uno più grande che è quello di ragionare che da Agosto, normalmente la fine del raccolto, si può invece aprire un altro ciclo produttivo. Gli agricoltori devono essere aperti e capaci di leggere la situazione. Oramai il cambiamento climatico è davanti agli occhi, dobbiamo cercare di avere una posizione strategica.”
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