Sono giunti stamani 5 dicembre in 8000 da tutta Italia, per salutare Giulia Cecchettin per l’ultima volta a Padova, in Prato della Valle. Altri milioni hanno seguito le sequenze attraverso le dirette televisive e in 1200 hanno riempito la basilica di Santa Giustina. Sono i numeri che rivelano come la ragazza dal sorriso dolce, che si stava laureando in ingegneria biomedica e che voleva fare l’illustratrice di libri per l’infanzia, sia diventata il simbolo di una battaglia che ha visto ingrossarsi, grazie a lei, l’esercito in campo.
L’intervento del padre di Giulia
Il papà Gino, nella sua lettera alla figlia, si è rivolto per prima agli uomini “Dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere”. Tra gli altri, era presente anche Luca Zaia, che in questi giorni si è dichiarato preoccupato per le 6.000 donne vittime di violenza che hanno chiesto aiuto nel 2022 nel Veneto. E si è auspicato che la giornata diventi indelebile, perché fatti come questo possano non ripetersi.
C’era anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha abbracciato Gino Cecchettin durante lo scambio del segno di pace.
Applausi e rumore all’uscita del feretro dalla basilica
All’uscita del feretro, al bianco della bara e delle rose, si è unito il rosso dei fiocchi appuntati al petto. Alla comparsa del feretro, all’uscita della basilica, è esploso l’applauso e il rumore, come promesso, con campanelli grida e chiavi scosse. Il corteo funebre è poi giunto a Saonara. Qui, Giulia è stata tumulata nel cimitero accanto alla mamma Monica Camerota, scomparsa un anno fa per un tumore.
Mentre le sedi della regione Veneto rispettavano il lutto regionale con bandiera a mezz’asta, all’Università di Padova sono state sospese le lezioni. Per tutta la notte la facciata di palazzo Basile, sede della giunta regionale, è stata illuminata di rosso.