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Medici di famiglia in stato di agitazione: chiedono poliambulatori

Lo stato di agitazione dei medici di famiglia nel Veneto denuncia l'immobilismo della Regione e la mancanza di risorse, compromettendo la qualità dell'assistenza sanitaria

Riparte lo stato di agitazione dei medici di famiglia nel Veneto. I camici bianchi che operano nel territorio si sono alzati dal tavolo delle trattative con la Regione Veneto delusi. Il 40% di loro lavora in solitudine e deve gestire la parte amministrativa.

Questo significa accogliere le migliaia di chiamate da parte degli utenti, a volte inutili. Le richieste sul tavolo riguardavano la riorganizzazione del lavoro con ambulatori medici dove operano più dottori, in grado di sostituirsi a vicenda. Inoltre mettere a disposizione una segreteria comune per 14 ore settimanali. La Regione ne ha concesse 7. Un brutto inizio per proseguire il dialogo.

Fimmg Veneto proclama lo stato di agitazione: i medici richiedono riorganizzazione e supporto amministrativo

Maurizio Scassola, Segretario regionale Veneto Fimmg: “La Fimmg del Veneto ha proclamato oggi lo stato di agitazione sindacale per denunciare l’immobilismo della Regione e la sua mancanza di analisi dei bisogni della popolazione. Noi medici di medicina generale e la popolazione abbiamo molti bisogni in comune.

Questi sono: la riorganizzazione degli studi dei medici di medicina generale. Senza un’adeguata riorganizzazione i medici di famiglia non hanno tempo per la relazione con le persone. Non hanno tempo per l’ascolto, non possono offrire qualità di cura a bisogni sempre più complessi.”

“Non è possibile che oggi in Veneto, solo il 23% della popolazione possa usufruire di un servizio di livello europeo. Studi di medicina generale, attrezzati con tecnologie, con personale amministrativo ed infermieristico adeguato. il 40% della popolazione è assistito da un medico di famiglia che ha a disposizione come finanziamento della Regione solo 7 ore settimanali per la segretaria.”

“Il 37% dei medici di famiglia e della loro popolazione non hanno nemmeno la possibilità di avere personale di studio. Questo non è degno di un paese europeo, non è degno di una grande regione come il Veneto.”

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