L’allarme delle cooperative
La crisi finanziaria continua a gravare sul sistema dei servizi dedicati alla disabilità in Veneto. Nonostante i fondi regionali siano stati stanziati, le risorse risultano insufficienti per coprire i crescenti costi operativi. A rischio chiusura sono numerosi istituti e servizi essenziali che si occupano di salute mentale, infanzia e anziani.
Roberto Baldo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Veneto, sottolinea l’urgenza di riaprire il tavolo di confronto con la Regione.
“A fronte di una richiesta di 85 milioni di euro, ne sono stati stanziati solo 55. Questo lascia un gap economico rilevante che mina la sostenibilità del sistema. Sebbene ci sia l’impegno a rivederci nel 2025, riteniamo che sia indispensabile intervenire prima,” afferma Baldo. A ciò si aggiunge la difficoltà dei comuni, già in crisi finanziaria, a garantire il proprio contributo.
Personale poco valorizzato
Anche Francesco Facci, presidente di Uneba Veneto, esprime preoccupazione: “I fondi non bastano a coprire i costi, non solo per i rinnovi contrattuali, ma anche per far fronte all’inflazione che negli ultimi anni ha fatto lievitare tutte le spese operative. Siamo in una fase delicatissima che minaccia l’intero settore.”
Raffaella Da Ros, presidente della cooperativa “Insieme si può” di Treviso, richiama l’attenzione sulla condizione del personale socio-sanitario. “Operatori, educatori e infermieri si sentono spesso poco considerati, nonostante il loro ruolo cruciale. Mi auguro che la Regione apra presto un tavolo di confronto,” dichiara.
Fragilità e disabilità
Infine, Luca Sartorato, presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso, evidenzia il peso della crisi sui giovani. “La mancanza di spazi di aggregazione e l’aumento dell’uso di sostanze rappresentano una sfida crescente per il territorio,” spiega.
Il settore chiede interventi immediati per evitare che i servizi essenziali vengano interrotti, mettendo a rischio le fasce più fragili della società.
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