“L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale” è la ricerca che illustra il nostro rapporto con la rete: messaggi, email e cazzeggio sui social network.
E’ stato presentato oggi, nel corso dell’Internet Day organizzato da Agi e Censis, il rapporto “L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale”, da cui emerge che in tre su quattro (73,4%) usano il web per mandare messaggi nel corso dell’intera giornata, notevole anche lo scambio di email e la presenza sui social network. In questo settore, infastidiscono i comportamenti “scorretti”, coperti dall’anonimato: in tre su quattro si dichiarano favorevoli all’identificazione al momento dell’iscrizione a un social.
Quasi il 70% dei navigatori non si fida della gestione dei propri dati da parte dei social network, ma i comportamenti del 47,7% degli utenti di Facebook non sono stati minimamente condizionati dallo scandalo Cambridge Analytica, contro il 12,8% che ha ridotto l’attività per evitare il tracciamento, il 21,6% ha cercato di assumere informazioni puntuali sull’uso dei dati, il 14,0% ha modificato le condizioni della privacy, mentre il 2,7% ha cancellato il proprio profilo.
Comunque Internet si usa soprattutto per mandare messaggi con gli appositi servizi, lo fa il 73,4%, usando in particolare WhatsApp e Facebook, lo scambio di email è praticato dal 64,8% di quelli che si connettono, presenti sui social network nella misura del 61%, mentre i motori di ricerca sono utilizzati dal 53,8% del totale dei navigatori.
Da dire che l’eventuale introduzione di un canone di pagamento/tariffa per questi servizi determinerebbe l’abbandono di circa due terzi degli utenti.
La maggior parte delle persone è consapevole dei lunghi periodi trascorsi in rete quasi un quarto degli intervistati (22,7%) ha spesso la sensazione che il web gli induca una sorta di dipendenza, l’11,7% vive con ansia l’eventuale impossibilità di connettersi e l’11,2% litiga con i propri familiari per ragioni collegate all’utilizzo della rete. Ma se il 60,7% dichiara di aver riflettuto sull’uso eccessivo di Internet, solo il 28,6% è intervenuto con dei correttivi o delle regole di autolimitazione.