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Presentato “Eat Jesolo”: l’enogastronomia diventa turismo

Ristoratori ambasciatori del territorio e internet dei menu: ingredienti base della ricetta del progetto Eat Jesolo per un nuovo turismo enogastronomico.

La neonata rete di imprese “Jesolo Chefs” ha presentato nella splendida cornice di M9, Museo del ‘900 a Mestre, spazio di sperimentazione e motore di innovazione recentemente inaugurato, il progetto Eat Jesolo.

Parte dal mare veneziano la “rivoluzione enogastronomica” per promuovere il territorio di tutta la Regione, le sue eccellenze produttive, le sue tradizioni, la sua gente operosa. Quello enogastronomico è uno dei turismi che, insieme a quello culturale, si è più sviluppato negli ultimi anni nel nostro Paese e nel mondo: sono state oltre 110 milioni le presenze generate nel 2017, il doppio rispetto al 2016, con una spesa complessiva che ormai ha raggiunto i 12 miliardi.

Il 43% delle presenze hanno riguardato il turismo italiano, mentre il 57% quello straniero. Questo turismo di esperienze è un turismo ricco i cui praticanti hanno livelli di spesa molto elevati: 194 € al giorno in media contro i 121 € di un turista culturale e i 90 € di un turista balneare (e il turismo veneto è leader nelle presenze ma non nella spesa del turista), provocando ricadute interessanti sul territorio, costituendo sempre di più una caratterizzazione rilevante del modo di essere di una località.

Una ricerca ad hoc realizzata da “Jesolo Chefs” evidenzia, infatti, che il nuovo turista enogastronomico è un consumatore evoluto ed attento, che al piacere del cibo affianca interessi e curiosità sempre più estesi che, di fatto, anche in Veneto rendono ormai il fattore enogastronomico trasversale a tanti turismi. Da qui l’importanza di interpretarne i bisogni, le passioni per offrirgli esperienze appaganti e memorabili.

Tra gli italiani, sono prevalentemente le persone di mezza età le più interessate a questo tipo di turismo. La cosiddetta generazione “x” (nati tra il 1965 e il 1980) rappresenta oltre il 40% dei turisti enogastromici. Ma ciò che più sorprende è che i più giovani, a cui attribuiamo generalmente scarsa educazione al cibo, rivelino un’attenzione particolare a questi temi. Sorprende, però, che i cosiddetti millennians (nati tra il 1981 e il 1998), a cui attribuiamo generalmente scarsa educazione al cibo, rivelino un’attenzione particolare a questi temi (rappresentano quasi il 30% di questo segmento turistico)

In realtà i “millennials” condividono alcuni valori chiave che possono essere sintetizzati in cinque parole: ricerca della felicità, passione, diversità, condivisione e scoperta. Sono soliti fare una scelte consapevoli e organizzare la vacanza nel modo più adatto alle proprie esigenze: si sentono soddisfatti quando possono confrontare più offerte on line e modificare i propri programmi facilmente, anche usando il proprio smartphone.

Gli stranieri, poi, stravedono per la cucina e per il cibo, anche quelli più “esotici”. Secondo World Food Travel, i più “golosi” (“culinary travellers”) sono i cinesi (quasi il 70% è fortemente interessato a fare esperienze gastronomiche); seguono i messicani, indiani, australiani, nordamericani, francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli: una prospettiva molto interessante nella logica di un turismo sempre più globale.

Le fonti di informazione per orientarsi sull’offerta enogastronomica sono molteplici e integrate tra di loro: le tradizionali sono ancora ben considerate (l’80% dei turisti chiede conforto ad amici e partenti per almeno la metà dei viaggi), ma cresce il ricorso alla rete, soprattutto se, come per i millennials, si possono confrontare siti di recensioni (il 44%); ma molti chiedono anche consigli allo staff alberghiero o, meglio, al titolare di un B&B (66%). Quasi tutti poi (83%), ritornati in patria, raccontano la loro esperienza ad amici e parenti.

Questi turisti, italiani e stranieri, sono appassionati e bulimici di esperienze che hanno a vedere con il cibo: si destreggiano tra una visita a un mercato agricolo locale alla partecipazione ad un evento enogastronomico, dal percorrere itinerari tematici legati a un prodotto (vino, formaggio, olio,..) all’andare alla ricerca di un cibo con un esperto locale, dal degustare prelibatezze al ristorante fotografando e postando sui social i piatti assaggiati a prendere parte a corsi di cucina; sta anche affiorando nel nostro Paese un ultimo trend “trasgressivo”: il “Social Eating”, una sorta di appuntamento al buio che fa incontrare chi ama cucinare con persone sconosciute, amanti della buona cucina, intercettate su una piattaforma on line. Ma c’è anche dell’altro in una vacanza gastronomica: l’uomo predilige una vacanza sportiva e attiva (cicloturismo, ma non solo), la donna ama anche “cibarsi di cultura” (arte, design,moda, musica).

Per tutti c’è un legame stretto tra L’enogastronomia e le arti: si configurano entrambi come importanti strumenti informativi, capaci di trasmettere e narrare il senso e il valore di secoli, se non millenni, di tradizioni culturali e immergere il turista in esperienze autentiche, coinvolgenti e attraverso le quali entrare in contatto e conoscere un luogo e le persone che vi vivono.

Ma accanto a questo filo conduttore comune, il turista enogastronomico ha molte facce: Gourmet, foodie, lifestyle, turista enologico, turista con bisogni speciali sono espressioni utilizzate quando si parla di turisti del gusto.

Ma in Veneto, nonostante la ricchezza del patrimonio enogastronomico, questo turismo sia pure in processo di sviluppo, è ancora vissuto prevalentemente come turismo di nicchia. Jesolo Chefs crede che il Veneto, nonostante non venga ancora percepito come meta enogastronomica rilevante, nonostante sia ricchissimo di eccellenze, possa fra crescere questo segmento e creare valore al consumatore e al turista, al territorio e ai produttori a condizione seguire vie di sviluppo ancora poco esplorate che partono dal consumatore per poi arrivare al prodotto, passando attraverso il territorio, la sua storia, le sue genti.

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