Il punto SNAI di Eraclea al centro della mega operazione della Procura antimafia di Venezia. Il padre del titolare sarebbe il referente locale dei casalesi
In manette padre e figlio
Gli arresti sono scattati per il titolare Adriano Donadio e per il padre Luciano di 53 anni quello che viene considerato il referente locale del clan dei casalesi.
Risultati di rilevo
L’operazione è nata da dichiarazioni di alcuni pentiti e gestita con capacità di Gdf e Polizia, che sono riuscite con molta pazienza a ricostruire movimenti bancari, accertamenti e intercettazioni telefoniche. Un’attività coordinata con disponibilità al confronto e stimolo reciproco – ha concluso – che ha dato risultati di rilievo».
I casalesi inseriti nell’imprenditoria locale
Il clan dei Casalesi in Veneto agiva in tutti i settori: riciclaggio, usura, estorsione, rapine, prostituzione, lavoro in nero e caporalato – ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi, – Gli uomini della camorra riciclavano denaro finanziando imprese locali di varia natura, specie nell’edilizia, applicando tassi usurai e passando all’estorsione sia a favore degli “assistiti”, se indebitati, che direttamente sugli stessi imprenditori.
Il riciclaggio e le altre attività illecite
Accumulavano denaro, anche con rapine, per poi convogliarlo nella gestione della droga e della prostituzione con l’aiuto di commercialisti per assumere persone sfuggendo alla fiscalità, se non addirittura in nero o attraverso il caporalato. «Il fatto gravissimo – ha detto Cherchi – è che costringevano le vittime di usura a partecipare all’attività camorristica arricchendo sempre di più il tessuto malavitoso di fatto conquistando il territorio lungo la costa da San Donà di Piave a Eraclea, Caorle e Jesolo».
Il legame con la Mala del Brenta
Il gruppo mafioso, una volta insediatosi in Veneto, aveva rilevato il controllo del territorio dagli ultimi epigoni della mala del Brenta con i quali sono stati comprovati i contatti.