A Spinea ci sono ben 76 negozi sfitti, spazi vuoti e vetrine anonime. Un problema per il tessuto commerciale cittadino, formato ancora oggi in prevalenza da negozi di vicinato. Ma una preoccupazione anche per il decoro urbano, visto che spesso questi spazi rappresentano, con le loro vetrine, la cura, la presenza, insomma il bello della città. Si tratta di esercizi sfitti, che non trovano locatari e dunque restano vuoti. Un anno fa erano 56 e anche se poi, nel frattempo, 14 di questi hanno riaperto, la tendenza resta inesorabile, perché ai rimanenti 39 se ne sono aggiunti quasi altrettanti, 37.
I dati emergono dal censimento dei locali commerciali condotto da Confcommercio del Miranese. Uno studio, realizzato grazie a un bando della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, non fine a se stesso, ma preliminare a una serie di iniziative volte al rilancio del commercio di vicinato. In città l’offerta commerciale resta ampia e variegata, con 55 pubblici esercizi (bar, ristoranti e pizzerie), 35 parrucchieri, 20 estetiste, 12 tabacchi, 10 edicole e altrettanti panifici, 7 gelaterie. Poi le medie strutture di vendita, quelle con una superficie superiore a 250 metri quadri, che sono 20, equamente divise tra alimentari e non, mentre il tessuto commerciale rimane fortemente radicato nei negozi di vicinato, con 150 negozi di non alimentari e 50 alimentari.
I negozi sfitti
A fronte di questa offerta però, il problema dei negozi sfitti pone una questione che Confcommercio e Comune stanno già affrontando, proprio a partire dai dati raccolti nel censimento: secondo il dossier, le zone più in sofferenza sono il quartiere Alfieri-Matteotti, con 16 negozi sfitti e il Villaggio dei Fiori, dove i locali chiusi sono 10. Non se la passa bene neanche Orgnano, anche se dei 14 negozi sfitti censiti, 5 sono nella nuova piazza di Santa Bertilla, dunque attendono ancora di essere locati. Sette risultano in zona Bersaglieri, 12 lungo via Roma in centro, 4 al quartiere Buonarroti, 3 al Graspo, uno alla Fossa, poi le frazioni: 5 a Fornase, 4 a Crea.
Le cause
Tra le cause rientrano certamente gli affitti in alcuni casi troppo alti, la mancanza di incentivi a locare gli spazi vuoti ma anche la necessità di abbellire e rendere più appetibili alcune zone, magari periferiche. Aspetti sui quali la collaborazione tra Confcommercio e Comune si sta concentrando in questa fase, successiva al censimento, e che caratterizzerà i prossimi mesi, grazie anche al coordinamento del manager del distretto, l’architetto Federico Marzari: da un lato è infatti previsto un percorso che porti a incontrare le agenzie immobiliari e i proprietari per analizzare insieme a loro le varie problematiche riguardanti i locali sfitti e trovare eventualmente risorse per favorire prezzi calmierati. Dall’altro Confcommercio scenderà direttamente in campo con un contributo complessivo di 5 mila euro da destinare a quei commercianti che sceglieranno di riaprire in negozio sfitto e avviare al suo interno la loro attività, ovviamente secondo un regolamento e precise garanzie (ad esempio, escludendo i temporary shop).
Il convegno
Temi al centro di un convegno dal titolo “Rigenerazione urbana, quali soluzioni?”, in programma martedì 29 ottobre alle ore 20.30 nella sala dietro il cinema Bersaglieri, in cui si parlerà proprio di incentivi, per locali sfitti e nuove aperture, ma anche di abbellimento dei negozi e arredo urbano. Sono stati invitati in particolare i proprietari dei locali vuoti, ma anche agenzie di intermediazione, start-up e nuove imprese. Parteciperà anche l’associazione Unione Piccoli Proprietari.
Abbellimento delle vetrine vuote
Nel frattempo Comune e associazione di categoria avvieranno un progetto di abbellimento delle vetrine vuote dei locali chiusi, in modo da non consegnare al degrado quelle aree attualmente caratterizzate dal fenomeno: l’idea è quella di esporre in queste vetrine foto storiche della città, in particolare le ville, secondo una studiata strategia comunicativa, richiamando in questo modo il senso e il nome del distretto del commercio “Spinea: Ville, Popoli e Mercanzie”. Una sorta di mostra itinerante per mostrare le bellezze della città e sostituire all’anonimo il “bello”, mostrando che un’altra città è possibile e che i commercianti possono essere i primi attori della rinascita dei quartieri.
Il progetto
Per Martina Vesnaver, sindaco di Spinea: «E’ un progetto che nasce da una programmazione anche politica: la riqualificazione della città, il trovare nuova linfa per le attività commerciali. Abbiamo una densità alta a Spinea e le vetrine vuote portano degrado urbano. Gli anziani poi hanno la necessità di un servizio sotto casa. La rigenerazione urbana guarda un po’ al passato, col commercio al dettaglio piuttosto che all’ingrosso, che porta con sé tutta una serie di valori sociali umani di cui abbiamo tutti bisogno. Un negozio sfitto è un vuoto urbano che in genere produce degrado e dal degrado il passo alla poca sicurezza e pulizia è breve. Sono vuoti che vanno riempiti con proposte di qualità e nuovi stimoli sotto l’aspetto professionale, specie giovanile, in un’ottica di supporto anche al mondo del lavoro».
Per Patrizia Vianello, delegata di Confcommercio a Spinea: «L’idea del censimento è solo il primo passo di un progetto più ampio che punta a fare qualcosa per i negozi sfitti, devolvendo una parte dei fondi ricevuti dalla Camera di commercio per una causa nobile, come quella di aggredire il degrado di alcune zone di Spinea. Come associazione stiamo facendo un grande lavoro per fare in modo che anche le zone periferiche, che soffrono di più questo problema, siano più frequentate e dunque appetibili. Tutti concordano che la città abbia bisogno di qualcosa in più e il Comune in questo ci sta dando una grande mano per capire insieme cosa si può fare. Non si potrà fare tutto subito, ma l’importante era iniziare e dare un segnale positivo. E’ una sfida che alla fine vinceremo».
Per Ennio Gallo, presidente di Confcommercio del Miranese: «Continua ciò che noi da anni denunciamo: la chiusura di negozi e il deperimento della vivibilità dei nostri centri, iniziata qualche decennio fa e che oggi, dopo gli alimentari, anche gli altri settori cominciano a pagare. Le preoccupazioni della politica spesso sono tardive, perché ancora oggi si concedono nuove aperture di media distribuzione e proprio a ridosso dei centri abitanti. Cerchiamo comunque, ove possibile come a Spinea, di invertire questa tendenza per il bene della cittadinanza e della vivibilità dei nostri certi».