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Venezia: affitti alti ostacolano le assunzioni pubbliche

La Cisl annuncia il problema: i nuovi bandi per le assunzioni pubbliche a Venezia potrebbero non essere coperti. La causa è il costo troppo alto degli alloggi rispetto alla retribuzione offerta.

Dopo venticinque anni ripartono bandi per il pubblico impiego a Venezia, ma gli affitti costosi ne ostacolano le assunzioni.

I numeri delle nuove assunzioni con il problema degli affitti

La città metropolitana, infatti, offre 360 posti nelle agenzie fiscali, 300 in quelle delle entrate e 60 in dogana. Altri 10 andranno al Ministero dell’Interno come funzionari, 100 andranno all’Inps e altrettanti in altri ministeri. Nei prossimi mesi, entro la fine del 2024, in 200 troveranno posto tra la sanità pubblica e quella privata.

Questa è la bella notizia. La brutta è che forse questi posti non saranno coperti integralmente, perché i salari, mediamente di 1.300 euro, sono insufficienti per gli affitti richiesti. In una città turistica come Venezia, infatti, i visitatori sono disposti a pagare molto di più di un impiegato un alloggio. La Cisl lancia l’allarme: i servizi pubblici stanno rischiando la paralisi

Spiega così Massimo Grella, segretario Cisl FP Venezia: “Siamo molto preoccupati per i servizi pubblici nella provincia di Venezia. Non ci sono più giovani che partecipano ai concorsi come una volta. Avevamo dei bandi con tantissimi partecipanti e ora facciamo fatica ad assumere i vincitori. Non si prende servizio a causa della retribuzione molto bassa e la fatica a reperire alloggi in un mercato che è drogato dal dal turismo. Nel centro storico di Venezia e nelle località balneari non si trovano più alloggi a prezzi concorrenziali.”

Il settore privato e le future difficoltà economico-sociali

Anche il settore privato non se la passa meglio. Secondo i numeri raccolti dalla Cisl in questo momento le aziende cercano almeno 30 mila lavoratori. I settori in questione sono quelli del turismo e del commercio così come dell’industria manifatturiera, metalmeccanica, chimica, edile e dell’agricoltura. Nei prossimi cinque anni altre 50.000 persone usciranno dal mondo del lavoro e andranno in pensione. Il timore, dunque, è che fuggano le aziende del territorio, facendo crollare l’economia locale con ricadute sociali pesanti per l’intera popolazione.

“Dobbiamo fare in modo – prosegue Grella – che il governo centrale e i governi territoriali si preoccupino immediatamente di questa situazione per trovare delle risposte. La conseguenza altrimenti sarà una mancata coesione sociale, perché l’arretramento di questi servizi (sanità a scuola e tanto altro) porterà, considerato l’invecchiamento sempre progressivo della popolazione, ad una mancata tenuta. Urgono risposte.

GUARDA ANCHE: Venezia, lo sciopero dei portuali e dei treni di luglio

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