La Voce della Città Metropolitana

Alberto Ravagnan: il post Covid nel settore del lusso

Alberto Ravagnan, presidente Federpreziosi di Venezia e provincia di Rovigo, racconta la situazione post Covid nelle gioiellerie.

C’è un settore che soffre meno la crisi ed è quello dei gioielli nei negozi di periferia. A Venezia l’assenza dei turisti fa chiudere i negozi, ma i residenti non rinunciano al bene rifugio e si consolano per la rinuncia alle vacanze con l’emozione di un oggetto prezioso. Ne parliamo con il presidente della Federpreziosi di Venezia e Rovigo Alberto Ravagnan.

Le parole di Alberto Ravagnan

“Rappresento sia la città di Venezia che quella di Rovigo, quindi ho un’ampia visione di quella che è la situazione oggi del mercato.

Da un sondaggio fatto al livello nazionale, di tutti i nostri associati e non, è emerso che l’andamento post lock down è positivo.

C’è un aumento di vendite della fascia media di quello che è il nostro settore e un lavoro in più per le attività nei piccoli centri.”

La crisi post lock-down

“Vista la situazione turistica, per alcune città come la nostra bellissima Venezia, purtroppo il turismo è a zero.

Di conseguenza le attività del mio settore sono in forte crisi dovute anche da picchi molto onerosi e tanti altri fattori che portano ad avere una situazione critica.

Esistono alcuni settori del lusso, come ad esempio Venini e la pelletteria Pagan, due negozi in centro storico nella piazza di San Marco, che hanno deciso di chiudere. Queste sono fette di mercato che possono essere paragonate al nostro settore.

Questa situazione porta ad una crisi della città di Venezia, perché in un mercato dove ci si concentra prettamente sul turismo Asiatico, Russo e Americano, oggi non ci sono presenze e quello che è l’indotto generato dai cittadini limitrofi  non consente di mantenere queste attività aperte.

Nel momento in cui la gente ha dovuto chiudersi in casa e ha dovuto rinunciare ad andare in vacanza per paura, si è preso lo sfizio di concedersi l’emozione di comprare un gioiello.”

Le gioiellerie

“Il bello della gioielleria è che noi gioiellieri cerchiamo sempre di preparare le vetrine mettendo l’oggetto più prezioso, quello più bello, innovativo cercando di attirare il gusto dell’uomo o della donna che sia che cerca un qualcosa di particolare.

Abbellire le nostre città è anche un nostro impegno, facciamo parte del settore del lusso e cerchiamo di creare un qualcosa di diverso, che catturi l’attenzione.

Ecco che in questo periodo di  restrizione a causa del Covid-19, passeggiando nei piccoli borghi Veneti, di conseguenza prestando più attenzione alle gioiellerie locali si ha un effettivo aumento delle vendite.

Un dato che ha dato un sensibile rialzo nell’andamento post lock-down.

Sono mancati tutti gli eventi che nel nostro settore fanno parte di quasi un terzo del fatturato come i matrimoni, battesimi, cresime e comunioni. Sono tutte cose che non è che non le fai più, ma solamente vengono rimandate nei mesi successivi, nel nostro caso agosto e settembre.

Possiamo dire che settori come il nostro più difficilmente risentono di una crisi, invece per il settore turistico sicuramente è diverso.

Storicamente il gioiello è sempre stato, non una formula di investimento, ma un qualcosa che nel tempo non scade, non si consuma e acquista valore.

Un gioiello rimane oltre il tempo, perché passa di mano in mano fra mamma figlia e nipote. È un ricordo che realmente con poco anche a rinnovare, è un mondo che porta davvero tante soddisfazioni.

Essere positivi oggi aiuta e trasmette un messaggio importante.”

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