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Alessandra Graziottin: la menopausa e la terapia ormonale

L'arrivo di omicron ha portato una nuova ondata di apprensione, ma con la paura bisogna imparare a convivere, perchè se non la si gestisce si rischiano conseguenze non soltanto psichiche ma anche fisiche. Ne parliamo con la ginecologa Alessandra Graziottin

Oggi abbiamo un personaggio davvero interessante: Alessandra Graziottin. È una psicoterapeuta, sessuologa e ginecologa. Ha fatto anche delle trasmissioni televisive, è una pubblicista, scrive moltissimo, una donna estremamente dinamica e attiva. Racconta un sacco di cose e siamo molto contenti di averla qui come nostra ospite, perché oggi vogliamo parlare della paura. La paura con la quale conviviamo da mesi, paura che si ricollega a quello che abbiamo trattato in questi giorni riguardo la violenza sulle donne. Parlando con lei a telecamere spente, è venuto fuori che la paura ha degli effetti terribili sul corpo umano.

Ci racconti Alessandra Graziottin.

“Innanzitutto grazie a lei e a TeleVenezia per l’invito. Credo che la paura sia un sentimento, che come tutti i sentimenti della vita, debba avere la giusta misura. Tutti sappiamo che la paura è la nostra alleata nella sopravvivenza quando è in dosi moderate perché ci aiuta ad essere prudenti, a valutare con cura e con apertura mentale gli aspetti positivi e negativi delle situazioni per scegliere meglio. Questa è la paura amica della vita. Quando invece la paura diventa eccessiva, diventa paralizzante. Paralizza innanzitutto la nostra capacità di ragionare in maniera articolata e completa. Poi va a paralizzare anche la nostra capacità emozionale perché domina la grande ricchezza di sentimenti e emozioni con un unico segnale: il semaforo rosso. Il semaforo rosso è il semaforo di massima allerta per la sopravvivenza.

Arriva poi a cortocircuitare gli stessi meccanismi di analisi di sopravvivere. Faccio un esempio concreto. Le persone che muoiono schiacciate negli stadi perché cominciano tutte a correre, verso le porte, senza aver capito se c’è un allarme che motivi di cercare uscire. Sono magari più morti quelli schiacciati contro le porte che per un rumore, che faceva pensare chissà a che cosa, ma che in realtà avrebbe consentito a tutti quanti gli sportivi nello stadio, di restare vivi. La paura in alte dosi è addirittura nemica della vita” ha detto Alessandra Graziottin.

Questo anche a livello chimico?

“Assolutamente sì. Quando noi abbiamo paura, non abbiamo una nuvola nera sopra la testa, ma abbiamo un’attivazione del ‘comandante dei tempi di guerra’. Per spiegare le cose in modo semplice dico sempre che nel nostro corpo ci sono due grandi generali. Il ‘generale dei tempi di pace’, che è parasimpatico, è amico del benessere, della salute, della felicità, dell’amore, della serenità, ma anche del dormire bene, del mangiare con gusto, del respirare lentamente, di avere un cuore che batte con efficacia e giustamente in quella lentezza amica della funzione della vita. Poi abbiamo il ‘comandante dei tempi di guerra’, il grande generale dell’allarme, che è indispensabile per la sopravvivenza.

Se tuttavia, noi stiamo sempre sotto il comandante dei tempi di guerra, cioè stiamo in uno stato di allarme continuo, abbiamo che tutto il nostro sistema ormonale è governato dall’adrenalina e dal cortisolo. Quindi vasocostrizione, glicemia che si alza, muscoli contratti, respirazione toracica e diaframma bloccato, digestione bloccata, sessualità non ne parliamo, perché tutto il corpo è pronto per l’attacco o per la fuga.

Ma quando nelle nostre città, siamo dominati dalla paura di contrarre una malattia o di fare una cura ormonale perché abbiamo messo l’etichetta fatale su quel determinato argomento o su quella determinata cosa, ecco che diventa difficilissimo portare le persone a scogliere la loro paura. È difficile anche riconquistare la capacità di avere una vita che torna ad essere governata dal comandante dei tempi di pace, che è l’unica condizione per pensare in modo libero, per accogliere argomenti e visioni diversi ed è l’unico requisito cardinale per poter scegliere. Quando noi siamo dominati dalla paura, abbiamo una serie di riflessi condizionati che ci portano a non scegliere più, qualsiasi sia l’ambito”.

Ecco! Poter scegliere. Qui siamo sul punto. In questo momento c’è questa grande contrapposizione tra No-Vax e Sì-Vax. Chi è che è libero di scegliere? Oltre alla diagnosi c’è la possibilità di trovare la prognosi, la cura?

“Innanzitutto lei sa molto bene che il grande continente dei No-Vax è estremamente articolato. Abbiamo persone che hanno paura del vaccino, che hanno paura degli effetti collaterali possibili a medio e lungo termine e abbiamo persone invece che a priori sono contro i vaccini, Abbiamo anche un gruppo di No-Vax che dicono di essere contro gli obblighi. Io mi permetto di osservare che la nostra vita è dominata dagli obblighi. Per esempio: al semaforo rosso andiamo dritti o ci fermiamo? Andare dritti significa mettere a repentaglio la propria vita ma anche quella degli altri. Al lavoro andiamo puntuali oppure no? L’orario lo rispettiamo oppure no? La scuola dell’obbligo l’abbiamo fatto oppure abbiamo fatto gli autodidatti in montagna? Se andiamo a vedere, tutta la nostra vita è regolata da obblighi.

Il vivere sociale presuppone di governare, con la giusta flessibilità, i limiti. Andrebbe benissimo avere una posizione diversa, se la libertà di scelta non diventasse libertà di danno. Nel momento in cui una parte importante della popolazione non è vaccinata, guardiamo quello che sta succedendo nell’Est Europa dove stanno rivivendo le condizioni della nostra prima pandemia, questo dovrebbe portarci a riflettere sul fatto che la libertà personale finisce quando l’esercitarla fino in fondo può comportare un danno, anche molto grave, per gli altri.

Non solo dal punto di vista della salute, ma personalmente con grande angoscia a bloccare i nostri figli, i nostri nipotini un altro anno a scuola, i nostri anziani ad avere un’accelerazione del deterioramento cognitivo, del diabete, dell’ipertensione e tutta una serie di malattie legate ad una chiusura in casa, la depressione e il senso di solitudine terribile. Se penso che il mio comportamento possa determinare questa mole di sofferenza fisica-psichica, ecco che il mio senso di libertà si autolimita” ha detto Alessandra Graziottin.

Quindi la cura potrebbe essere un colloquio con uno psicoterapeuta?

“No guardi, io penso che in realtà noi dovremmo tutti riflettere. A parte che non si può pensare a 8 milioni di persone che vanno dallo psicoterapeuta, cerchiamo di essere più pragmatici. Probabilmente dovremmo tutti riconsiderare il concetto di libertà che è un concetto straordinario che merita di esser difeso in tutta quella che è la liberta di argomentare, di esprimere i propri dubbi e, anzi, accogliere con pienezza il dubbio e le perplessità è doveroso ed è un elemento di rispetto della libertà degli altri di manifestarle.

Quello che io trovo che richieda una diversa riflessione di ciascuno di noi, come persone, oltre che politica, è di dire “ripensiamo assieme la flessibilità dei limiti della libertà personale quando la libertà personale può portare ad esercitarla fino in fondo, un danno fisico, psicologico relazionale agli altri.” È chiaro che sia flessibile, perché ci sono libertà in cui io posso esercitarla fino in fondo ma non fare danno. Nel momento in cui esercitare la mia libertà personale può comportare un danno grave agli altri, io credo che questo richieda una riflessione condivisa.

Gli psicoterapeuti sono persone normali che, tuttavia, hanno sposato una causa. Il punto è questo, e partiamo dalla sua domanda iniziale della paura. Per esempio, nel dire “no” ci può essere anche una paura di invasione dello spazio peronale da parte dello stato, degli altri eccetera. Ma, di nuovo, chi è veramente sicuro del proprio valore e del proprio spazio nel mondo, credo che possa negoziare con serenità, di volta in volta, un diverso senso del proprio spazio di libertà. Può essere al 100% in alcuni ambiti e in altri minori. Questo perché ci sono dei fattori terzi, per esempio la pericolosità di questo virus, che ci impone di rinegoziare prima di tutto con noi stessi e poi con gli altri lo spazio di libertà” ha detto Alessandra Graziottin.

Eravamo partite dalla paura in generale, anche riguardo le donne e la violenza su di esse, no? Ci sono donne che, a causa della paura, rischiano davvero molto.

“Guardi, su questo apro assolutamente la grande finestra che mi è molto cara come ginecologa e anche come oncologa, sul fatto che in Italia, solo il 7% delle donne dopo la menopausa, fa terapie ormonali sostitutive. Pensate che io ho l’87% delle donne, che ho il piacere e l’onore di seguire, in terapia ormonale sostitutiva. Faccio la ginecologa da 43 anni quindi, come dire, dall’epoca inca come dico sempre con molta autoironia e ho pazienti che sono in terapia ormonale da oltre 40 anni e adesso sono delle ottantenni, ottantacinquenni in uno stato di salute fisica e psichica straordinario. Certamente sono tutte donne che hanno stili di vita impeccabili. Sempre insisto, il primo fattore di longevità in salute è avere stili di vita sani” ha detto Alessandra Graziottin.

Il collegamento con la paura qual è Alessandra Graziottin?

“Che per effetti estrogeni, per colpa nostra, di medici perché c’è stato quel studio tremendo, mal disegnato ‘women health initiative’ che è stato pubblicato nel 2002, che ha creato il panico nel mondo. È stato amplificato dai media e quando le notizie sono allarmanti si lanciano a pesce. Abbiamo creato una tale angoscia, un tale panico per cui: gli estrogeni uguale tumore alla mammella, anzi ti verrà sicuramente e morte.

Non abbiamo considerato che, parliamo dell’Italia. In Italia muore per tumore alla mammella il 2% delle donne e la gran parte non aveva mai visto un estrogeno dopo la menopausa. In compenso l’altro 98% di cause di morte e di malattia potrebbe essere alleggerito e ridotto enormemente dal fatto di fare una terapia ormonale sostitutiva. Già sul fronte oncologico, per esempio, non si dice mai che la terapia ormonale riduce il cancro al colon quasi nella stessa misura di quel minimo rischio in più per la mammella.

Quindi il rischio oncologico globale è neutro. In più abbiamo una riduzione del 40% del cardio vascolare. Ma ricordatevi che in Italia il 40% delle donne muore di infarto, di ictus e di complicanze vascolari. Il 2% di mammella. Allora io dico: pensate, Parkinson, abbiamo dati solidissimi che si dimezza, 50% in meno di comparsa di Parkinson se la donna fa terapia ormonale sostitutiva. Ovviamente iniziata all’età giusta. cioè quando inizia la menopausa. Dolori articolari: se vostra nonna, la vostra bisnonna avevano dolori articolari, quella famosa artrosi galoppante che esplode a cavallo della menopausa, il 25% della popolazione, bene la prima risposta è la terapia ormonale sostitutiva. Questo perché l’estrogeno è un grande amico di queste articolazioni che hanno un’alterazione del recettore per cui nel momento della menopausa esplode un’infiammazione pazzesca.

Allora io dico alle mie signore: se lei deve prendere una decisione nella sua vita, la prenda in base a un fattore che vale 2% morte per tumore alla mammella o la prende sul 98%, cioè tutti i vantaggi che lei avrebbe nel fare una terapia fatta su misura? Con ormoni a dosi appropriate, le minime che servono, adeguate anche al suo peso corporeo perché io do dosi diverse per chi mi pesa 40 kg e chi 50kg o me ne pesa 90kg. Sempre, ripeto, con stili di vita sani. Noi non possiamo chiedere all’ormone di miracolarci.

Riflettete su questo e chiudo: la menopausa, quindi l’esaurimento completo definitivo dell’ovaio è l’unico caso in medicina, l’unico, in cui le due ghiandole, le due ovaie si esauriscono senza esser sostituite per 35 anni. Se il pancreas non funziona e siamo diabetiche prendiamo l’insulina per il resto della vita. Non funziona la tiroide, prendiamo l’ormone tiroideo per tutta la vita. Non funziona l’ovaio, è normale. No, è frequente perché se siamo vive andiamo in menopausa ma adesso che abbiamo una medicina che ci può dare il sostituto di quello che abbiamo perduto, personalmente lo faccio. Le mie pazienti lo fanno fino a quando volano via” ha concluso Alessandra Graziottin.

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