Ci sono degli ambiti naturali che, per la ricchezza del loro patrimonio ambientale e per la loro storia, diventano simboli di tutti e anche simboli riconosciuti di un territorio. Tra questi vi è, senza alcun dubbio, la nostra Laguna di Venezia, nella quale, tra i tantissimi elementi di pregio, un posto di assoluto rilievo spetta alle valli da pesca.
Il profilo dell’ospite
Alessandro Destro, nato il 2 gennaio 1993, è laureato in Architettura nel 2018 con Tesi in urbanistica dal titolo “Tracce di futuro lagunare, le valli da pesca come nuova tipologia di sostegno economico”. Cultore di storia della città e del territorio, è appassionato di architettura antica e rinascimentale, dalle ville venete ai Palazzi Vaticani. Dal 2022 è socio dell’associazione Brenta Sicuro.
Le valli da pesca sono un ambiente salmastro dove l’afflusso di acqua dolce e salata è regolata artificialmente dall’uomo. Sono quindi un’opera dell’uomo.
Alessandro Destro spiega come si è avvicinato alle valli da pesca
Alessandro Destro: “Mi sono avvicinato al sistema vallivo della Laguna di Venezia da giovane in quanto mio padre è stato operaio di valle da pesca. Però l’avvicinamento vero e proprio è stato in un laboratorio di tesi con la mia relatrice, la professoressa Laura Cipriani, che assieme ai compagni di gruppo Benedetta Bertellini, Roberta Bertoglio, Francesco Fagotto, Francesco Moretton e Matteo Tosoni abbiamo iniziato un laboratorio di un corso normale di urbanistica all’università IUAV di Venezia nell’anno accademico 2016-2017 nell’ambito della bassa friulana, della zona che copre il territorio dell’entroterra della bassa friulana fino a Palmanova e giù fino alla laguna di Grado e Marano.”
“Mi sono avvicinato ulteriormente alla fine di questo laboratorio, nel momento in cui c’era da scegliere l’argomento della tesi, scegliendo, oltre all’ambito delle valli da pesca della bassa friulana, tutto l’arco lagunare del nord-est Adriatico quindi precisamente dalla zona di Grado alle valli.”
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