Le valli da pesca
In premessa hai detto che sei in qualche tema interessantissimo perché papà operaio lavorava appunto nelle valli e con la sua attività lavorativa ha dato modo appunto di farti studiare. ci puoi parlare dei nomi e quindi parlare un po’ della storia e qualche curiosità appunto che hai anche sentito a casa sulle valli da pesca della nostra laguna di Venezia?
“Innanzitutto, parliamo di valli da pesca che si dividono in più tipologie. Abbiamo la valle da pesca a concessione privata, la valle da pesca o comunque laguna aperta e gronde lagunari, le quali sono sempre gestite dalla pubblica amministrazione. Poi abbiamo delle valli da pesca con proprietà anche agricole e, quindi, parliamo di un’azienda di tipo misto agricolo e vallivo. Dalla storia noi possiamo capire e recepire tante cose. Dagli archivi bibliotecari, abbiamo visto come i Veneziani censissero, già dalla nascita della Serenissima Repubblica di Venezia e dopo le varie bonifiche, le varie deviazioni nella storia.
La Serenissima Repubblica, con degli emissari del Consiglio dei Dieci, quindi una cosa molto importante e molto istituzionalizzata, andava, ogni mese di settembre, a fare dei censimenti del pescato nelle zone in cui si stavano formando le prime valli da pesca. Le quali, diversamente da quanto oggi noi possiamo vedere anche da Google Maps, non erano arginate con argini di terreno, ma con graticci di arelle, quelle che in dialetto noi possiamo chiamare grisioe. Questi pescatori formavano questi lembi di laguna e allevavano il pesce, proprio come fanno adesso, con le tecniche, però, e con i materiali di allora” ha detto Alessandro Destro.
Le valli da Pesca dopo la fine del Medioevo
“Continuando nella storia, gli argini diventano di terreno, sulle quali si formano le prime proprietà, che erano sempre in concessione date dalla Serenissima Repubblica di Venezia. I veneziani prima commerciavano per vie marittime. Dalla scoperta dell’America in poi, 1492, hanno iniziato a guardarsi anche all’interno del proprio territorio. Quindi, per difendersi non solo dalle invasioni, ma per difendere anche Venezia dall’interramento e dal perdere proprio l’elemento di difesa della laguna, i veneziani hanno deviato i corsi dei grandi fiumi, soprattutto Brenta e Piave. Anche tutti i vari affluenti, parliamo del Cornio o del Sile e, in questo caso, si formano le valli da pesca così come oggi le conosciamo.
I nomi e la loro toponomastica derivano proprio da tradizioni antichissime. Il territorio della laguna di Venezia è sempre stato, volgarmente parlando, elastico. Perché i primi coloni romani bonificavano il territorio e lo dividevano in Centurie, e le Centuriazioni le possiamo vedere nel graticolato del Miranese, della zona dell’entroterra veneziano, e anche a Cervignano del Friuli. Nel Medioevo i territori venivano abbandonati, diventavano palude. Successivamente, i Veneziani hanno deviato i corsi dei fiumi e interni, bonificato i territori e sono nate, appunto, queste valli da pesca, così come oggi noi le vediamo. Le possiamo classificare e successivamente, negli anni del 900, le bonifiche concludono questo immenso lavoro di 2000 anni”.
Non solo pesca, ma tante attività di allevamento e agricoltura
“Inoltre possiamo dire che le bonifiche hanno portato un cambio anche nell’economia, che, da prettamente pescosa, diventa agricola. Ed era il segno dei tempi che cambiavano. Per poi, appunto, industrializzare pian piano le varie zone. Una piccola aggiunta su questo; abbiamo tre tipi di valli da pesca che dalle varie cartografie dei catasti, austro-ungarico prima e napoleonico poi, possiamo vedere che erano divise esattamente come noi oggi immaginiamo un’azienda agricola e dei campi di terreno.
Insomma, erano divise veramente in vari lotti, in cui si recuperava il sale per conservare il cibo, all’epoca in cui non c’erano i frigoriferi. Valli da pesca con allevamento misto: si pescava, ma anche si avevano animali da fattoria. Questo ce lo suggerisce la toponomastica stessa, possiamo capire dalla valle Grassa Bò, ovvero ingrassa i buoi.
Oppure coltivazione di frutteti, valle Figheri dall’albero di fico, la valle Perera nella laguna di Caorla e Bibione, alberi di Pere, Noghera nella bassa Friulana negli alberi di noce. La valle Zappa stessa, di cui non abbiamo fonti, però Zappa richiama anche qualcosa di agricolo.
Quindi, ecco un po’ la storia all’interno del territorio e soprattutto nella sua conformità stessa. Cioè la valle da pesca è un elemento sì naturale, ma se l’uomo non avesse messo le mani, giustamente, nel territorio per salvare la laguna di Venezia, l’ambiente della valle da pesca tra un anno o due diventerebbe proprio palude pura, perché è un elemento che si forma da elementi naturali, ma che di fatto è fortemente antropizzato”.
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