Alessandro Pattaro sui contratti di fiume
Paolo Dalla Vecchia: “In cosa consistono i contratti di fiume?”
Alessandro Pattaro: “Il contratto di fiume è uno strumento di democrazia partecipativa finalizzato al miglioramento della componenti ambientali dei fiumi del territorio. Quali sono queste componenti? Quelle che vengono individuate dall’assemblea di fiume, ritenuti urgenti e prioritari dalla stessa.
Ad esempio ci sono il pericolo idraulico, oppure la qualità delle acque, oppure la fruizione condivisa del territorio, l’accessibilità ai fiumi. Queste sono tute tematiche che solitamente ritornano e che sono ridondanti nelle richieste che fanno i cittadini.
Questo strumento coinvolge tutta la comunità: gli enti, il governo del territorio, il consorzio di bonifica, la provincia. ricordiamo che all’epoca la provincia di Venezia aveva anche partecipato al contratto di fiume Musestre.
Poi ci sono anche le stesse imprese locali, gli agricoltori, i cittadini, gli ambientalisti. Tutti quanti concorrono a realizzare questo percorso per il miglioramento delle componenti ambientali del territorio. È un percorso che dovrebbe svolgersi più o meno in due o tre anni, che prevede tre fasi fondamentali.
Le tre fasi del contratto di fiume
La prima è la condivisione della conoscenza di quelle che sono le criticità che affliggono il territorio, poi la condivisione della visione strategica, in quanto una comunità deve avere una visione sul futuro. Se non si ha una visione sul futuro, questo non c’è. quindi è importante sapere dove si vuole andare. L’ultima fase è la condivisione delle azioni che un po’ alla volta dovrebbero portare a quella visione strategica.”.
Paolo Dalla Vecchia: “Quindi il contratto di fiume mete al tavolo tutti quelli che sono soggetti interessati all’utilizzo, alla fruizione e all’uso della risorsa acqua del fiume, è un tavolo allargato che fa parlare tutti”.
Alla fine dovrebbero fornire un programma delle azioni che si dovrebbe realizzare di tre anni in tre anni. alcuni di questi processi sono arrivati a scrivere un programma delle azioni, che però poi sono rimaste scritte su carta.
Paolo Dalla Vecchia: “Come tutte le democrazie partecipate non è facile, occorre un grande impegno soprattutto dal soggetto che coordina e dal soggetto che riunisce attorno al tavolo tutte queste voci”.
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