Durante i due anni di pandemia il debito delle famiglie veneziane è cresciuto in media di oltre il 7%. Questo è il dato certo estrapolato da una ricerca della CGIA di Mestre che si presta a due letture.
Potrebbe essere un segnale d’allarme legato a un impoverimento dei nuclei familiari oppure l’indice di ricorso di più investimenti per un aumento della fiducia nella ripresa. A sostegno di questa seconda tesi, va detto che l’indebitamento, pari a oltre 24 500 euro è segnalato nelle aree della provincia dove il reddito è più elevato. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre teme comunque i venti di guerra e l’inflazione che non accenna a scendere, che potrebbero rendere più difficile restituire il denaro.
Andrea Vavolo, Ufficio Studi Cgia di Mestre
“E’ un campanello d’allarme, non preoccupante, ma da tenere in considerazione. Può, infatti, essere correlato a maggiori investimenti. Ma è senza dubbio un elemento da tenere in considerazione, perchè c’è una situazione di ripresa dell’inflazione, correlata a un aumento dei prodotti energetici, come il carburante, l’energia elettrica e il gas, che deprime il potere d’acquisto delle famiglie”, spiega Vavolo.
La situazione è più pesante per i piccoli imprenditori che devono sopportare due volte i rincari. Devono, infatti, sostenere costi fissi a casa e nell’azienda, in un mercato in cui anche i loro clienti hanno meno liquidità di cui disporre.
Il rischio di ricorrere agli usurai è dietro l’angolo. Per questo la Cgia chiede di aumentare il fondo anti-usura, anche se per usufruirne bisogna che le vittime abbiano il coraggio di denunciare i loro aguzzini. E questo non sempre accade. E poi l’associazione lancia un appello al governo.
“Di fronte a questa situazione è serio pericolo che per la sopravvivenza delle imprese abbiano bisogno di liquidità. E, presi da una situazione che arriva pure alla disperazione, si rivolgono agli usurai, iniziando una spirale senza fine molte volte con risvolti drammatici. Di fronte a queste situazioni è necessario che il governo intervenga con interventi strutturali per risolvere le motivazioni alla base di questa crisi. Ma che contemporaneamente sostenga nel breve periodo le imprese con forti iniezioni di liquidità, potenziando strumenti che già ci sono. Tra questi, ad esempio, il fondo anti-usura, esistente da decenni ma poco utilizzato”, dice Vavolo.