Gli intellettuali che hanno appoggiato Cesare Battisti durante la sua latitanza non credono alla sua confessione. Il dibattito è diventato internazionale e i suoi amici attaccano gli inquirenti. Battisti dicono vuole evitare il regime di carcere duro, il 41 Bis
Battisti si è autodenunciato di quattro omicidi per salvarsi dal 41bis. E’ questa la reazione di uno degli intellettuali che nei 37 anni di latitanza è stato vicino a Cesare Battisti con svariate petizioni in suo sostegno, ossia Carlos Lugarzo.
Il sociologo di origini italiana, argentino di nascita e brasiliano d’adozione, ha scritto un lungo post su Facebook in portoghese e alcuni passi sono stati riportati dal Gazzettino che ha acceso un lungo dibattito internazionale sulla vicenda.
Non è possibile ha scritto che Battisti possa aver mantenuto un segreto vitale e straziante per 38 anni, sarebbe folle ha continuato lo scrittore – pensare che persone famose come Garcia Marquez, Francois Hollande e altri 15 mila celebrità, non avessero mai sospettato della sua colpevolezza.
Lugarzo non ha dubbi, quelle nove ore di interrogatorio durante le quali Battisti ha ammesso con il procuratore Alberto Nobili due omicidi altrettante partecipazioni ad altri due omicidi tra cui quello del macellaio Lino Sabbadin e poi tre gambizzazioni, rapine e furti sono state rese per evitare di essere confinato per il resto della sua vita: nel regime carcerario più temuto il 41 bis, e pazienza se quel regime può essere disposto solo per reati gravi come terrorismo e criminalità organizzata.
L’amico insiste dice che quel regime è stato inventato nel 1986 per punire i prigionieri politici. Intanto emerge un retroscena della morte di Lino Sabbadin, il macellaio due mesi dopo che aveva ucciso un rapinatore, ha ricevuto una telefonata: rivelò ad un fornitore che gli avevano annunciato che sarebbero andati ad ammazzarlo.