Paolo Della Vecchia: “Recentemente è stato dato via libera di Bruxelles all’incentivo per le comunità energetica rinnovabili. La commissione Europea, il 22 di novembre, ha dato il via libera al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.
Il ministro Picchetto dice che le comunità energetiche potranno diventare una realtà diffusa, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Dice anche che ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo.
Questi benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili: il classico fotovoltaico, ma anche l’eolico, idroelettrico e le biomasse. Adesso, una volta definita che cos’è una comunità energetica, andiamo alla domanda: chi può costituire una comunità energetica?”
La comunità energetica
Andrea Tasinato: “Cerco di semplificare il più possibile. Abbiamo, fondamentalmente, due soggetti: il primo è il produttore; il secondo è il consumatore. Il comune fa un impianto fotovoltaico e in questo impianto fotovoltaico consuma, supponiamo il caso che facciano l’impianto fotovoltaico da 50 kW, sulla sede principale consuma 30 kilowatt. Di questi 20 kilowatt in più cosa può fare il comune?
Il comune rende disponibile questi 20 kilowatt a chi ha bisogno di consumare corrente, il cittadino. Quindi sarebbe come se il cittadino avesse a casa sua, sul tetto della propria abitazione, un impianto fotovoltaico, che però non ha perché l’energia gli viene fornita direttamente dall’impianto del comune.”
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