La Voce della Città Metropolitana

Andrea Vavolo: trenta miliardi d’euro per gas ed energia

Le aziende e le famiglie italiane vedono triplicarsi le spese su gas e luce. Le imprese sono costrette ad aumentare i prezzi e non si sa di quando ancora il costo potrà aumentare

Siamo in collegamento con Andrea Vavolo della CGIA di Mestre per il report quindicinale al quale ormai ci siamo affezionati. Le bollette continuano a crescere e non solo le bollette. Arrivano notizie terribili anche dal mondo della produzione perchè le aziende sono costrette ad aumentare i prezzi. A Milano sono saliti del 10, 20, 30%. Meno al sud, ma la situazione sta diventando pesante per le famiglie e per le aziende. Come sta andando Andrea Vavolo?

“Siamo in una situazione molto delicata. Nel senso che i prezzi del gas e poi subito dell’energia elettrica dopo l’estate sono saliti alle stelle. Sono triplicati, il gas sul mercato era intorno ai venti euro al megawatt ore. E’ diventato tre volte tanto in pochi mesi. Questo ha trascinato il corso dell’energia elettrica con un impatto molto pesante sulle famiglie e sulle imprese. A livello annuo si può stimare una maggior spesa per le famiglie di circa trenta miliardi euro. Vuol dire da milledue a milleseicento euro a famiglia tra gas e luce in più. Per le imprese il costo si aggira attorno ai cinquantotto miliardi di euro di cui trentasei legato all’energia elettrica. Questa situazione qua è molto delicata. Questo vuol dire che le bollette, per esempio, di un ristorante di millesettecento euro può diventare quattromilacinquecento o per una grandissima azienda una bolletta da settantamila euro può diventare da quattrocentomila euro.”

Andrea Vavolo, dire delicata è quasi un eufemismo. Non è mai capitata una cosa del genere, forse durante la guerra dove c’erano persone che vendevano tutto quello che avevano per un chilo di farina per farsi il pane. Quelli erano i livelli. Non siamo ancora naturalmente a quei livelli però la situazione sta diventando pesante anche perchè si parla in questi giorni, anche ieri, di questa bolla finanziaria che rischi di esplodere. Rischiano di fermarsi le aziende italiane che hanno ripreso ad esportare molto di più dei paesi che ci circondano.

“Si, quello che bisogna capire è che il nostro paese crea valore, valore aggiunto. L’esportazioni sono il 33% circa delle ricchezze che produciamo. Le importazioni il 28. Quindi prendiamo materiale, gli diamo maggior valore e lo esportiamo. Questa condizione che le aziende siano in grado di farlo, siano in grado di sostenere la loro produzione economica. Nel momento in cui succede uno sbilanciamento di questo tipo si mette a rischio l’intera sostenibilità dell’intero sistema. I governi in questo momento qua non è che non hanno fatto niente. Hanno messo sul piatto, da quando è iniziata l’emergenza e il primo provvedimento è datato 25 maggio, circa dieci miliardi.

Di questi, a valere nel 2022 circa cinque miliardi e mezzo. Non è poca cosa, fate conto che il bonus Renzi ottanta euro a lavoratore dipendente per dodici milioni di lavoratori valeva circa nove miliardi e nove. Qui, fin ora sono usciti dieci miliardi di euro. Però se vado a rapportare gli ottantanove miliardi di Agravi, poi cinque miliardi e mezzo che valgono per il 2022 vedo che l’intervento è del 6%. Quindi sia per la sostenibilità delle finanze pubbliche sia per le dimensioni della cosa è chiaro che non è questa l’unica soluzione che deve essere pensata.”

Si ripete un po’ la fotocopia di quanto è capitato durante il Covid. Si davano degli aiuti a pioggia e poi ci si è accorti improvvisamente che, invece di dare degli aiuti a pioggia era più giusto dare degli aiuti mirati.

“Diciamo che gli scenari che ci aspettano sono scenari che non abbiamo mai vissuto. Quindi gli aiuti a pioggia vanno bene in situazioni di emergenza come in parte anche questo. Certo che in un’ottica di lungo periodo bisognerà incominciare a utilizzare le risorse al meglio.”

Andrea Vavolo, non è che il problema di questo paese è che non ha gli uffici, non ha gli strumenti per dare aiuti mirati?

“Diciamo c’è un pochettino da parte di tutti una contrapposizione culturale, quando tendi ad essere schedato tutti hanno l’impressione del Grande Fratello. E’ chiaro che dare aiuti mirati è coniugato con l’avere delle informazioni che implicano avere una conoscenza migliore. Questo diventa sempre più fattibile grazie alle nuove tecnologie. Tuttavia c’è ancora, anche da parte di tutti penso, uno sguardo a livello di sospetto. Certo che andiamo verso un mondo completamente nuovo per tutti in cui bisognerà utilizzare tutte le tecnologie, visti gli scenari a cui andiamo in contro. Situazioni di questo tipo devono essere sfruttate nel lungo periodo con tutta una serie di politiche che non dipendono soltanto dallo stato italiano.”

Infatti è venuto fuori poi che durante il covid molti non hanno chiesto aiuto perchè non hanno voluto esporsi.

“Si per carità È vero. Nell’emergenza va bene l’aiuto a pioggia. Nel lungo periodo, situazioni in cui le risorse non sono per tutti; è bene che ci sia una maggior conoscenza. Ad esempio. Aiuti nel breve periodo prestazioni di questo tipo possono essere comprensibili nel momento in cui io vado a rimettere sul mercato un maggior gettito IVA legato all’aumento dei prezzi. O i maggiori soldi che ho preso alle aste del CO2. Vado quindi a reinvestire soldi che lo stato ha dato legato proprio a questa situazione congiunturale. È chiaro che questa non deve essere l’unica politica che deve essere attuata in una situazione di emergenza di questo tipo.

Per esempio abbiamo in PNRR che mette a disposizione tante risorse. Mi sono andato a vedere grosso modo le risorse in campo energetico; siamo attorno ai 10 miliardi. Bisognerebbe cominciare forse a fare qualche pensierino. Perchè quelle rivolte all’idrogeno o alla creazione di tetti a pannelli solari, cumulano circa 10 miliardi. Va bene ma forse una maggior spinta in questa direzione utilizzando anche le risorse del PNRR ci sta.

Tra l’altro si tratta di investimenti i cui risultati si vedranno fra alcuni anni. Poi appunto un altro dibattito che è seguito in questi giorni era proprio questo riguardante il gas per esempio. Il Movimento 5 Stelle rifiuta di usare il gas e di decidere di usare il gas che c’è nel nostro mare. E questo è considerato dalla maggior parte dei parlamentari, esclusi in 5 Stelle, abbastanza grave.

“Su questo tema qua c’è una divisione dappertutto. Perfino in Europa c’è una grande divisione. Perchè adesso entro il 2050 bisogna raggiungere le zero emissioni. C’è un percorso da fare. Bisogna mettersi d’accordo su che strumenti usare. C’è il dibattito Nucleare sì, Francia e Finlandia si la Germania no. Gas. Italia vuole il gas insieme alla Germania. Alcuni paesi non lo vogliono. Anche a livello europeo ci sono fortissime divisioni.”

Rimane il fatto che a livello europeo decidono. Decidono e hanno per esempio l’energia nucleare. Noi abbiamo pagato un caro prezzo. Il fatto di non avere un’energia nucleare. E siamo gli unici ad aver deciso di tenere pulito il pianeta senza nucleare.

Andrea Vavolo: “Anche la Germania veramente. È proprio un tema divisivo questo. La situazione è bloccata a livello europeo su queste tematiche qua. Unica cosa importante è iniziare a guardare di fare politica economica. Cercare di svincolarsi dall’estero. Considerare ipotesi alternative. Ad esempio una cosa positiva che stanno facendo è quella di rivolgersi al mercato delle navi metaniere. Stanno arrivando tante navi che producono metano. Stanno cercando in sostanza delle alternative.

Grazie agli Stati Uniti.

“Si grazie agli Stati Uniti. Si principalmente grazie a loro. Sta arrivando però anche qualche nave dalla Cina. Si tratta di adattare il campo e questo tipo di politiche vanno fatte a livello europeo. Bisogna considerare anche come viene formato il prezzo dell’energia elettrica. Cosa però che non stabilisce l’Italia. Viene stabilito a livello europeo. È tutto un cambiamento in atto. In cui nel breve termine stiamo pagando uno sconto.”

Ma nell’immediato il Veneto cosa rischia? Quali sono i settori che rischiano di più?

Andrea Vavolo: “I settori che rischiano di più sono chiaramente quelli che consumano grandi quantità di energia. L’industria alimentare per esempio. Tutti gli energivori. Il tessile, chimico. Abbiamo fatto un conteggio che questi danno lavoro a circa un milione e otto di lavoratori. Quindi si tratta di settori importanti. Ma anche le piccole aziende che magari hanno un rapporto con il pubblico. Magari vengono da un periodo di chiusura. Il ristorante, che si vede quadruplicare la bolletta. A differenza di chi prende questa energia e la mette sul mercato; molte aziende non possono farlo. Pensiamo a tutte le nostre piccole aziende che nel loro piccolo subiscono l’incremento della bolletta; difficilmente lo scaricheranno sulla clientela. Vengono da situazioni di crisi e la stessa situazione viene da un momento difficile.”

Rischiano di non vendere. Bene anzi male. Grazie Andrea Vavolo. Alla prossima.

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