“L’anno dei sette inverni” è un film in nome della conversione ecologica. Un’opera concepita durante l’isolamento da coronavirus, ambientata a Colle Santa Lucia, un luogo incantato e sospeso.
L’anno dei sette inverni
Dalle prime immagini visibili, ci colpisce l’atmosfera sospesa e l’incanto dei paesaggi solcati da passi silenziosi, quelli del protagonista. Lui è lo scrittore Padovano, Matteo Righetto, alla sua prima prova da attore.
“L’anno dei sette inverni” è la sua nuova opera, concepita in un borgo dolomitico con meno di 400 abitanti, ovvero Colle Santa Lucia, durante l’isolamento da coronavirus. Il racconto di quell’esperienza è diventato un breve film che, diviso in 7 episodi, andrà in onda dal 15 marzo sui canali social del Teatro Stabile del Veneto.
Le parole del regista
Il regista de “L’anno dei sette inverni” Marco Zuin si è concentrato sulla relazione, fatta di piccole cose, tra uomo e natura. “Non è solo metafora di una chiusura forzata o della pandemia. Può essere letta in un modo più ampio, proprio nel rapporto che abbiamo noi e la natura.
A volte infatti, sembra ostile ma in base a come guardiamo e a come le affrontiamo, questa ostilità si può trasformare in stupore e comprensione. Non solo di noi stessi, ma anche di quello che ci sta attorno.
Il ricordo di Matteo e della famiglia Righetto
In parallelo a questo viviamo anche un’altra dimensione che è quella del ricordo di Matteo. Lo facciamo grazie all’utilizzo di filmati della famiglia Righetto, girati da Cesare, il papà di Matteo, all’inizio degli anni Ottanta. Sono materiali di famiglia che ripercorrono i momenti belli i momenti legati alle vacanze e alla montagna soprattutto in questi filmati vediamo un passato che è stato, che è e sarà, quello che ci permette di affrontare ciò che non conosciamo.”
“Quindi in questo caso la fine di una pandemia o la fine di un lungo inverno di un gelo. Non sappiamo quando finirà ma rimanere attaccato al ricordo, alle cose e alle relazioni che abbiamo avuto è il modo che ci permette di affrontare giorno dopo giorno le cose che ci succedono.” Queste sono le parole del regista Marco Zuin.