Due chili di droga a settimana nell’ultimo biennio per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro. E’ questo il business che ha attirato i pusher di via Piave a Jesolo con l’arrivo della bella stagione per due anni fino a quando i carabinieri hanno fermato il giro illegale.
Come era accaduto per la zona stazione di Mestre, così nella località balneare si sono scelti una zona piazza Milano e l’hanno trasformata nel punto di riferimento per i tossicodipendenti del basso Piave. Altri pusher, invece, sceglievano piazza Mazzini e di conseguenza un mercato più turistico e più giovane di marijuana e hashish.
Il blitz
I carabinieri della compagnia di San Donà hanno smantellato una banda di spacciatori, dieci tunisini e un italiano, «A Jesolo non c’è posto per chi vuole vivere e operare nell’illegalità. Grazie ai militari», ha commentato il sindaco Valerio Zoggia (LINK), le indagini sono cominciate nel 2016 con la temporanea chiusura del bar «El Dorado» per motivi di sicurezza.
Questa mattina sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere: in manette sono finiti Z.M., 37enne dello «Lo Zio», già arrestato in passato, la compagna M.Z., 40 anni, che faceva da corriere e D.H., 44 anni, autista e supporto per l’approvvigionamento da Mestre a Jesolo. Per altri tre connazionali, che avevano il ruolo di pusher tra piazza Mazzini e piazza Milano, è scattato il divieto di dimora a Jesolo, Cavallino ed Eraclea. Altri cinque, tra cui un italiano, sono stati denunciati e, nel frattempo, sono in corso le operazioni di espulsione per altri quattro stranieri legati allo spaccio in piazza Mazzini.
L’indagine
E’ stata un’indagine difficile hanno spiegato gli investigatori perché i pusher si scambiavano le foto dei carabinieri per riconoscerli ed evitarli il gruppo era diventato violento perché qualche mese fa aveva aggredito e mandato all’ospedale un carabiniere fuori servizio, erano imprevedibili, difficili da controllare anche perché con loro avevano sempre pochissima droga. Il resto la nascondevano tra gli ombrelloni, sotto le barche, tra le piante.
I carabinieri del Ros, di Padova hanno scoperto e smantellato un narcotraffico gestito dall’ndrangheta di Reggio Calabria che partiva dalla Colombia e dall’Ecuador e attraverso gli scali di Anversa, Rotterdam e Gioia Tauro veniva venduta in Canada, in Europa e in Italia, in particolare in Lombardia e Veneto. Hanno arrestato Antonio Maniero, 64 anni, di Piove di Sacco e domiciliato a Camponogara; Antonio Bastianello, 62 anni, di Brugine; Ferdinando Scremin, 59 anni, di Cittadella. Il primo era stato già arrestato a fine anni Novanta nell’operazione Rialto che smantellò la Mala del Brenta.