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AVIS di Spinea – Cinquantunesima festa del donatore

Anche l'Avis di Spinea risente del calo generale di donazioni, ma lo spirito dei volontari è ottimista e così anche quest'anno la festa del donatore si è svolta in pompa magna, con grande partecipazione. Vediamo i momenti salienti di questa 49° edizione

Nonostante sia un periodo critico per le donazioni, la AVIS di Spinea ha celebrato la cinquantunesima festa del donatore. Tanti i volontari, che hanno partecipato con le loro famiglie, ai vari momenti della festa.

AVIS di Spinea

Gian Luca Favaretto, Presidente AVIS di Spinea: “Contentissimi di festeggiare questa cinquantunesima giornata, una festa dedicata al donatore in primis. Si tratta del gesto più nobile che una persona può fare, volontariamente, gratuitamente, periodicamente. Si fa con amore, cercando di salvare una vita che non si conosce. Siamo felici di una festa che ha avuto un’ adesione impressionante. Auguri a tutti e grazie mille ai donatori e alle donatrici di AVIS Spinea e, in generale, di AVIS nazionale!”.

Raccolta di sangue e plasma: un calo da non sottovalutare

Paola de Palma, Commissario Straordinario Spinea: “È una giornata importante perchè vengono premiati tutti coloro che hanno effettuato un numero considerevole di donazioni. Si riconosce il valore dell’importanza di donare il proprio sangue, oltre che il proprio tempo, a favore delle persone che hanno veramente bisogno. Facciamo un appello anche ai giovani, affinché partecipino a queste attività e si iscrivano a questa Associazione, per dare nuova linfa al numero delle donazioni”.

La flessione nella raccolta di sangue e plasma è un problema diffuso in tutto il Veneto ed è imputabile principalmente alla carenza di personale medico e paramedico.

Giuseppe Barba, Vicepresidente AVIS Spinea: “Oggi abbiamo festeggiato la cinquantunesima festa del donatore. Siamo molto felici, nonostante quest’anno siamo un po’ giù nel numero di unità, ma contiamo di recuperare il prossimo anno. Questo a causa del Covid, anche se il problema più grosso è la mancanza di medici che fanno visite e seguono le donazioni”.

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