Benno Albrecht: distribuzione studentesca a Venezia

Analisi della popolazione studentesca per regioni, per capire il Veneto in che situazione si trova, con Benno Albrecht, rettore IUAV.

Analizziamo la popolazione studentesca per regioni, per capire il Veneto in che situazione si trova. Benno Albrecht, rettore università IUAV di Venezia fa una panoramica.

Benno Albrecht, rettore IUAV

“Questa è la distribuzione in Italia, su come sono distribuiti gli studenti per regione. questo vuol dire l’attrattività di studenti che hanno le singole regioni. Il Veneto è molto peggio della media nazionale e delle altre regioni, si trova infatti sotto la Sardegna. Perciò questo significa che il Veneto esporta intelligenza, perciò noi dobbiamo importare intelligenza. Dobbiamo mostrare quello che facciamo. Bisogna invertire questo andamento”.

Questo può dipendere dal fatto che in Veneto si inizia a lavorare molto presto, ci sono imprese diffuse, si sono molti imprenditori. Hanno i figli e anziché andare all’università preferiscono lavorare per avere la paga. Quindi diventa ancora più complicato?

“Sicuramente in Veneto c’è la piccola industria. Si va a lavorare subito in capannone, eccetera. Però dobbiamo tenere conto che questo tipo di industria ha funzionato fino ad un certo periodo, poi queste famiglie sono già passate ad un’economia di tipo finanziario. Piuttosto che industriale. Perciò noi dobbiamo adeguarci rispetto a questo. Sicuramente in Veneto, io spero che continui la piccola industria. Però il suo tasso di scolarizzazione e di capacità deve aumentare. Sennò non saremmo concorrenti rispetto al mondo”.

Non saremmo in grado di innovare né il processo, né il prodotto.

“Assolutamente no. Già vediamo esempi. Io conosco imprenditori che hanno preso il PhD a Stanford, sono tornati a casa nelle aziende di famiglia e le stanno alzando in maniera esponenziale. Penso che questo sia il futuro del Veneto. Avere tante industrie, magari piccole, però di altissimo livello”.

Città universitarie nel mondo?

“A Venezia c’è circa l’8% di studenti rispetto al comune. Senza neanche considerare la città metropolitana, sarebbe ancora più piccolo il dato. Rispetto ad altre città, per esempio Padova ha il 22-23%, Boston il 25%. Qui c’è un problema anche di scala e massa critica, rispetto all’innesco di fenomeni qualitativi a palla di neve. Che poi creino da soli una valanga. Per ciò per questo è assolutamente necessario aumentare il numero degli studenti, che porterà ad un aumento dei residenti che alimenterà l’aumento del PIL.

L’Università di Verona conta 22 mila studenti raccolti in pochissimi anni. C’è un margine per elevare l’economia di scala e diventare più competitivi?

“Noi abbiamo questo vantaggio di essere a Venezia. Il nostro non è un mercato veneto, non è un mercato solo nazionale. E’ un mercato internazionale e per noi è molto semplice avere studenti internazionali. Perciò i nostri studi e le nostre università devono essere a quel livello lì, devono gareggiare a quel livello. Gareggiare a quel livello è complicato perchè vedendo tutti i ranking internazionali si basano anche su tutte le attrezzature che ci sono all’università. C’è la piscina all’università? Non c’è.”

Non c’è solo l’università, la qualità della formazione e dei corsi, ma c’è anche una struttura di servizi atti a gestire il tempo libero.

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