Innanzitutto bisogna tener conto della corretta pronuncia della parola bigòlo, che nasconde significati diversi. Chiedendo a passanti si capisce subito che la parola non fa più parte del gergo quotidiano, pochi sanno cosa si intende con questo termine.
Walter Basso, professore di dialetto e di umorismo, ci aiuta a fare chiarezza. Il bigòlo è un attrezzo formato da un bastone di legno curvo alle cui estremità si attaccavano due ganci, funzionali al trasporto di acqua, o di latte, o anche di frutta e verdura. Nel padovano la parola si utilizza per indicare l’altalena. Il corrispettivo in italiano è la parola arconcello.
L’altra modalità di pronuncia, bìgolo con la o chiusa, si riferisce allo spaghetto fatto in casa, il famosissimo bìgolo in salsa.
Termine bigòlo
Il bigòlo, rappresenta un sistema ingegnoso che rende il trasporto di pesi, anche elevati, senza fare fatica. Esso sfrutta, infatti, il bilanciamento dei pesi sulle spalle, permettendo di sopportare al meglio la fatica durante il tragitto.
Il termine può essere interpretato come la commistione di sue significati: bi e collo, inteso come l’unità di misura nel senso di fardello, carico
Veniva utilizzato nelle campagne settentrionali fino agli anni ’50, prima che le abitazioni si fossero dotate di acquedotti. Ad esso si preferì l’utilizzo della bicicletta, o dei mezzi motorizzati. Ad introdurlo nell’utilizzo erano stati i popoli slavi.
Nel sud Italia questo tipo di trasporto merci era completamente sconosciuto, qui si è sempre preferito portare i pesi sulla testa.
La figura della popolana con il bigòlo sulle spalle ha ispirato molti artisti, tra i quali Johann Wolfgang von Goethe durante il suo viaggio in Italia tra il 1786 e il 1788, che trascrisse poi nel romanzo Viaggio in Italia, che pubblicò in due volumi, uno nel 1816 e il secondo nel 1817.