Bomba d’acqua in Veneto: saltano dieci argini

Dopo la bomba d'acqua nel Veneto, volontari e vigili del fuoco hanno riparato danni. Critiche al Mose per l'allagamento a Venezia

Il giorno dopo la bomba d’acqua sul Veneto orientale, 1400 volontari e 250 Vigili del Fuoco hanno quasi del tutto ripristinato i danni. Il maltempo ha allagato Venezia, fatto esondare verso le 03:00 il fiume Muson dei Sassi a Camposampiero nel padovano in località Rustega e allagare Castelfranco.

Volontari e Vigili del Fuoco affrontano i danni della bomba d’acqua

Più di 2500 le chiamate al centralino dei Vigili del Fuoco, 516 da Venezia. Luca Zaia: “A Venezia la marea non prevedeva l’apertura dell’innalzamento delle paratie del Mose, però, la piovosità così intensa e questa bomba d’acqua ha avuto 20 cm di innalzamento repentino che poi se ne è andata anche subito. Questo sta a dimostrare che il tema sono le bombe d’acqua e questi temporali che si sono susseguiti.”

Più di qualche veneziano oggi ha dichiarato che avrebbe gradito sentir suonare le sirene, dato che il Mose non si è alzato e l’acqua ha allagato l’area marciana, come se ci fossero stati 120 cm, anche se la causa erano la pioggia e gli scarichi lenti. Le previsioni parlavano di 110 cm, ma il nubifragio violentissimo è arrivato a sorpresa e, velocissimo, se n’è anche andato.

Le critiche al Mose

L’allerta rossa scattata ieri, però, indicava in pericolo di nuovo il padovano e anche la Marca Trevigiana. Infatti, a Camposampiero sono andati sotto acqua i magazzini e ci sono stati problemi a Castelfranco.

Continua il Presidente del Veneto: “Abbiamo avuto allagamenti negli scantinati sia a Camposampiero, dove abbiamo avuto un problema all’impianto di sterilizzazione dei ferri e a Cittadella ma ormai abbiamo ripristinato lo status quo. A Castelfranco, i problemi li abbiamo avuti con la venale perché per quanto riguarda il Muson, pure essendo ai limiti, anche con il bacino di laminazione in funzione, non è stato il responsabile dell’allagamento di Castelfranco.”

Analisi e prospettive della bomba meterologica dall’Università di Padova

Guardando il lato positivo ci sono state soltanto 10 rotture di argini, non 32 come accadde nel 2010, peraltro già ripristinate, anche se i danni sono ovunque nel Veneto. Per questo Luca Zaia chiede di documentarle con video e foto per i risarcimenti.

L’altra novità di questo ondata di maltempo senza precedenti riguarda la quantità di acqua caduta nella ed è costituita da una voce fuori dal coro proveniente dall’Università di Padova secondo cui simili fenomeni tornano ciclicamente ogni 300 anni.

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