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Botox di Night Skinny: “Solo musica. No filler”

Botox è un mix di sonorità, voci, esperimenti. La scena hip hop italiana è pronta a una nuova ondata di freschezza

Si chiama Botox l’album monstre del produttore molisano uscito il 15 settembre di quest’anno e già record di ascolti. Il titolo, nelle intenzioni dell’artista, “incarna il concetto di finzione. In una scena assuefatta dai numeri e dalle classifiche in cui vince chi ostenta, in una società ossessionata dal successo che ci insegna a modificare la nostra immagine, l’apparenza non è altro che una forma di dipendenza. In Botox conta solo la musica, E’ tutto vero. No filler“.

Botox: meno street credibility e più musica

E’ un po’ un andare contro alla classica corrente in voga nel rap game quello che ha deciso di proporre Night Skinny con Botox. Pistole, ghetti, carcere sono concetti che spesso vengono cantati dai nuovi protagonisti della musica urban italiana senza in realtà poggiare su un fondo di effettivo vissuto. Un gioco di finzione mirato a rafforzare quella che viene definita la street credibility, il venire dalla strada come vanto per aver attraversato una vita difficile. In Botox questo concetto viene lasciato al margine. Viene invece rilanciata l’idea che la musica sia al centro, che voci diverse se sapientemente mescolate, possano far nascere dei buoni prodotti.  Lo spiega anche Ernia nella strofa di Prodotto: “Non è mica un vanto avere sui polsi le manette. ‘Sto gioco ormai è finzione, è botulino per le orecchie“.

Voci, temi e musicalità diverse

Dopo il successo di Mattoni il produttore chiama a raccolta tutti coloro che pensa possano sposarsi bene con le tracce che ha creato. Così affianco ai nomi che vediamo spesso associati al suo, come Rkomi (partecipante a Sanremo 2022), Tony Effe e Geolier, compaiono anche vecchie leve (Jake la Furia, Guè e Fabri Fibra) e esponenti della musica pop italiana del calibro di Gaia ed Elisa. Un disco che abbraccia diverse sonorità, diversi stili e diverse tematiche.

Ci sono pezzi più socialmente impegnati come COKI dove all’inizio Skinny aggiunge alla base le battute di Blow up, un film cult del 2001. Il brano parla della pericolosità delle strade e del percorso difficile per affermarsi nella scena rap. Altri, invece, parlano di amori tormentati o finiti. E’ il caso della traccia Sparami dove Ariete, nuova promessa della musica italiana indipendente, canta di quanto sia complicato guarire le ferite di una storia ormai giunta al capolinea.

Stupisce anche come Night Skinny, di solito molto legato alle sonorità rap e dunque a beat studiati appositamente per accompagnare serie di rime e flow serrati, sia riuscito a creare melodie adatte anche alle voci pop. Degna di nota in questo senso è la collaborazione con Elisa nella traccia Così non va. Alla voce della cantante triestina viene aggiunta una sorta di distorsione elettronica che la fa apparire quasi aliena e celestiale, molto vicina alle sonorità dell’artista islandese Björk.

Botox, un successo meritato

Si potrebbe dire che Night Skinny ha offerto al mercato un buon prodotto, studiato con cura, concettualmente interessante e terreno fertile per diverse riflessioni.

I quaranta artisti scelti per accompagnare il suo viaggio non si sono dimostrati da meno, essendosi trovati a ricercare per forza un dialogo, oltre che con i beat stessi, anche tra loro. Alcuni hanno preferito rimanere sul seminato, adottando testi e ritmi caratterizzanti, ma che spesso, dopo ripetuti ascolti, suonano sempre uguali. E’ il caso di Rkomi, Coez o Tony Effe che non sono riusciti a lasciare un segno incisivo tra le tracce.

Spiccano invece i nomi di Paky e Lazza. I due trapper, in cima alle classifiche negli ultimi tempi, non hanno deluso le aspettative del pubblico presentando incastri metrici di qualità e testi interessanti. Anche Ghali è tornato a rappare dopo un po’ di tempo in cui eravamo abituati a sentirlo solo all’interno dei tormentoni estivi. Si riconfermano invece nomi come Guè, Salmo, Jake la Furia e Fabri Fibra che hanno dimostrato sia esperienza, sia capacità di adattarsi a questo contesto urban in continua evoluzione.

Un disco, insomma, che merita almeno due ascolti: il primo per apprezzare il lavoro di Skinny, lo studio dietro le basi e la compenetrazione delle voci dei featuring; il secondo per capire i testi, indagarli, sorridere o piangere trasportati dalle parole.

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