Calumar lo troviamo nel canto decimo nono dell’Orlando Furioso di Ariosto, che ne usa l’accezione marinaresca della parola veneziana: far scorrere corde e funi all’esterno dell’imbarcazione. La quantità uscita fuori bordo è il calumo. Significa quindi mollare poco a poco, allentare.
Contrariamente a quel che si pensa, la parola non deriva da “calare in mare” ma dal greco “calao” abbasso, allento, mando giù. GUARDA COSA PENSANO I VENEZIANI
Calumar
Una volta a terra però, il significato che prende questa parola ha accezioni differenti, si è adattata ad usi e costumi del gergo parlato: affibbiare, ammollare, appioppare. “El me a ga caiumada”, me l’ha rifilata.
“Caiumarse drio a uno”, seguire, avvicinare di soppiatto, quasi importunarlo.
In dialetto, una volta, aveva molti altri significati oggi andati in disuso, come fissare, guardare attentamente, squadrare da capo a piedi: “el scaiuma tutte le tose”. Voleva anche dire sgraffignare, far sparire, rubare.