I lavoratori portuali veneziani tremano. Non è stato ancora deciso nulla su dove collocare il milione di metri cubi di fanghi. Serve rimuoverli dal canale dei petroli per rendere accessibili il porto alle navi container.
In ottobre i sindacati hanno dato l’allarme spiegando di avere già perso una porta-container di 8500 container e altre 7 navi oceaniche.
Isola delle Tresse
La commissione di salvaguardia che si è riunita martedì mattina ieri ha deciso rinviare a metà dicembre la decisione di collocare i fanghi sull’isola delle Tresse. Per i lavoratori e i sindacati non è la solita burocrazia. E’ la vita o la morte. A fine anno, secondo i dati in mano alle organizzazioni sindacali, il porto di Venezia perderà qualcosa come 40 mila container e 100 navi. Per questo hanno dichiarato lo stato di agitazione.
Le preoccupazioni
A pesare sul rinvio ci sono polemiche, critiche e allarmi. L’ultimo è quello di Italia Nostra, che ha fatto un sopralluogo nell’isola. La presidente Lida Fersuoch ha definito l’isola una cosa mostruosa, una discarica di fanghi tossici con un altezza aumentata dai 4 metri e mezzo nel 1994 a 9 metri e mezzo di oggi. E aggiungendo che le acque alte recenti hanno dimostrato lo squilibrio lagunare e dunque basta scavi.
Le respinte
Critiche respinte dal professore Luigi D’Alpaos, massimo conoscitore delle criticità idrauliche del Veneto, secondo cui il canale dei petroli incide in modo trascurabile sul fenomeno delle acqua alte. Inoltre Pino Musolino dell’Autorità portuale e il provveditorato al porto, hanno risposto che l’altezza dell’isola salirà di un metro e e che non si tratta di fanghi tossici.
Ma tant’è ieri non si è deciso nulla e 4200 addetti ora temono per il loro posto di lavoro.