Uno studio sindacale rivela crisi nelle case di riposo venete
Cecconi spiega come, recentemente, sia stato pubblicato uno studio condotto da diverse sigle sindacali riguardo la gestione delle RSI, le case di riposo per le persone anziane nella regione Veneto. Questo studio è risultato poco edificante perché ha rilevato che mancherebbero, secondo le esigenze, circa 17.000 posti letto nelle case di riposo venete.
Per quanto riguarda invece le rette, soltanto per la residenzialità, parliamo di un minimo di 44 euro al giorno e un massimo di 146 al giorno, con una media che si attesta attorno ai 62 euro quotidiani per ospite. Questo significa che, un pensionato per entrare in una RSA e risiedervi, dovrà spendere circa €1860 al mese. È molto rispetto alla media delle pensioni che i cittadini italiani percepiscono. L’assistenza agli anziani nelle RSA sta diventando qualcosa di insostenibile per le persone che poi usufruiscono di questo servizio.
La vita media aumenta ma calano i “caregiver”
I dati che questo studio ha rilevato sono abbastanza poco incoraggianti, ma siamo veramente messi così male?
Il segretario SPI CGIL Venezia sostiene che bisogna fare una premessa. Siamo una società che sta invecchiando, la vita media aumenta e noi siamo già a un dato importante: il 25% della popolazione del nostro paese è over 65. Il dato poi di Venezia, come città storica, aumenta al 30%, che è una stima che viene data per il livello del 2030. Sostanzialmente abbiamo già raggiunto a Venezia quello che i demografi prevedono per il 2030. Siamo una società che invecchia e c’è anche un miglioramento complessivo della vita delle persone.
Il dato, però, che preoccupa maggiormente è che siamo in presenza di una calo strutturale dei “caregiver”, che sono quelle persone che, nell’ambito familiare, di solito prestano assistenza alle persone anziane.
Calano i caregiver perchè, in provincia di Venezia, abbiamo nuclei familiari che, a mala pena, superano i 2 componenti. Questo significa che abbiamo una quota molto alta di nuclei familiari monocomponente, che non hanno, quindi, una rete familiare di sostegno o, se ce l’hanno, assai invecchiata.
La necessità di avere strutture efficienti, l’aumento delle rette ma la poca utilità dell’impegnativa di cura
Il dottor Tronco continua definendo ciò un fatto strutturale che le strutture pubbliche e la politica non hanno ancora ben compreso. Vi è una necessità di avere una struttura efficiente come residenze per anziani che coprano questo fabbisogno.
In provincia di Venezia c’è già una carenza strutturale: ci mancano circa 1032 posti letto ad ora. Delle 40 circa strutture presenti, il 75% sono private. C’è già una carenza per il numero di strutture, inoltre, le stesse strutture hanno carenza di personale che impedisce loro di accogliere altri ospiti nelle residenze.
C’è un aumento delle rette. Proprio in questi giorni assistiamo a proteste e a manifestazioni di familiari: 3 euro di aumento della quota al giorno (come viene proposto in queste ore), sono €100 al mese in più. Siamo in un range tra il 56 e 104 ma, essendo che il 75% delle strutture sono private, siamo più verso i 104 euro, di conseguenza andiamo oltre i €3000 al mese.
È una situazione complicata che si aggiunge al tema dell’impegnativa di cura rilasciata dalla regione. L’impegnativa di cura, che sono quei contributi per la quota sanitaria che viene riconosciuta ai pazienti non autosufficienti, è una quota ferma da parecchio tempo. Adesso, da qualche mese, la regione ha strutturato in modo diverso le quote ma il 52 euro oggi previsti fanno fatica a coprire i fabbisogni. Assistiamo, quindi, anche a persone che, se possono, ritirano gli ospiti dalle strutture perché non riescono a far fronte alle risorse. Alternativamente si coinvolgono gli enti locali o i sindaci che devono far fronte ai maggiori oneri.
La situazione degli anziani soli e la mancanza di un livello di finanziamento adeguato
Ma qual è, invece, la situazione degli anziani soli che non possono permettersi un ricovero una degenza in RSA? Il segretario spiega che di solito intervengono i servizi sociali e integra il comune con quote di partecipazione. Questo è previsto dalla legge, ma è un tema che va affrontato a tutto campo. Questo perchè se si sposta il problema da un campo all’altro, esso non viene risolto. Probabilmente bisogna far fronte a una situazione molto complicata.
In Veneto, ad esempio, manca ancora una legge regolatoria sul sistema dell’accoglienza nelle residenze per anziani. Siamo una delle poche regioni che non ha ancora aderito a questa cosa. La legge Nazionale sulla non autosufficienza ha ancora un livello di finanziamento insufficiente per far fronte a quel quadro strutturale già detto in precedenza. Siamo una società che invecchia e bisogna prenderne atto.
Dobbiamo tenere presente che in provincia di Venezia, ad esempio, circa l’80% dei pensionati vive con una pensione che si aggira tra i 1000 e i 1200 euro lordi. È stata fatta un’indagine a tappeto, hanno risposto circa 75 strutture su 100, ed è risultato che la situazione è molto varia.
Il prezzo è dovuto sia alla speculazione ma anche al modello organizzativo e di gestione delle strutture. Bisogna tener presente che con il post-covid la regione ha fatto una delibera che incentiva il passaggio del personale sanitario o di assistenza dalle case di riposo verso gli ospedali che hanno essi stessi una carenza strutturale di persone. Questo ha ovviamente avuto dei riflessi nelle strutture che si arrangiano portando gente dai paesi dell’Est o affidando a Cooperative e terziarizzando.
Le disuguaglianze fiscali e le ambiguità di alcuni caregiver
Daniele Tronco conclude definendoci come un paese strano. Questo perchè, per esempio, una struttura pubblica viene chiamata ad adempiere a oneri fiscali più pesanti di una struttura privata. È una situazione che alla fine si scarica sugli utenti.
Il quadro va visto nel suo insieme perché, con una popolazione caratterizzata da una percentuale così alta di over 65 e un affollamento più verso i 64 anni che verso il 15, si ha un effetto molto serio su tutta la rete dei caregiver. I pensionati, oggi, fanno assistenza ad altri pensionati e questo è assolutamente molto grave. Quando uno comincia avere 90 anni, ha un figlio che ha già un’età avanzata e si trova a essere esso stesso pensionato. Oltre a fare i nonni sitter fanno anche il caregiver per genitori magari non autosufficienti.
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