Il sestiere di Castello è il più grande e il più orientale di Venezia. Se si paragona la città a un pesce, il sestiere di Castello rappresenta la “coda”, perciò una delle sue particolarità è che si tratta dell’unico sestiere che non si affaccia sul Canal Grande.
La storia di Castello si sviluppa dalla presenza dell’Arsenale, fulcro strategico della potenza della Serenissima, fu uno dei cantieri navali più produttivi e imponenti del mondo allora conosciuto. Il sestiere di Castello, nonostante la posizione liminare, presenta numerosi luoghi di rilevanza storica come la Chiesa di San Zaccaria, la basilica dei SS Giovanni e Paolo e la Scuola di San Marco. Castello con il sestiere di Cannaregio, tramite il ponte di San Giovanni e Paolo, e con il sestiere di San Marco, attraverso il ponte della Paglia.
L’itinerario che consigliamo parte dall’Arsenale e termina a Rialto. Scendete alla fermata “Arsenale”, in Riva Ca’ di Dio e proseguite dritti in Calle Forni: dalla presenza dei forni che producevano le gallette che i marinai della flotta veneziana portavano a bordo per le lunghe traversate. Si arriva al campo dell’Arsenale. L’ingresso dell’Arsenale, o “porta di terra”, è un imponente lavoro di potenziamento bellico in risposta alla minaccia Ottomana, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453. Su modello degli archi di trionfo romani, costituisce uno dei primi esempi di architettura rinascimentale a Venezia. Il portale è arricchito da una loggia, statue allegoriche e da quattro leoni, tra cui il Leone del Pireo, trasferito a Venezia dopo la presa di Atene nel 1687.
Il termine “arsenale”, deriva dall’arabo “daras-sina’ah” cioè “casa d’industria” passato al veneziano darzanà, poi arzanàl e infine arsenale. L’etimologia della parola calza a pennello. Le lunghe catene di montaggio, l’utilizzo di componenti standard e l’organizzazione produttiva, fecero dell’Arsenale il precursore del moderno concetto di fabbrica. Seguendo la fondamenta a sinistra si raggiunge la chiesa di San Martino, opera dell’architetto Jacopo Sansovino. Attraversate il ponte dei Penini e proseguite per il campo de le Gorne, calle del Bastion e calle de le Muneghette fino a campo do Pozzi (così chiamato per la presenza di due pozzi di cui oggi sopravvive solo uno).
Tentando di non perdervi nel labirinto che è Castello, imboccate le calli successive del Forno e degli Scudi per arrivare in campo de le Gate. Troverete un’iscrizione che ricorda la presenza di Ugo Foscolo che abitò qui tra il 1792 e il 1797. Se procedete per Salizada de le Gate e Salizada di San Francesco, continuando sempre dritti incontrate la chiesa di San Francesco della Vigna.
L’edificio costituisce uno degli esempi meglio riusciti di architettura rinascimentale a Venezia. Cominciata da Jacopo Sansovino per l’ordine dei francescani nel 1534, fu poi affidata al Palladio a cui si deve la magnifica facciata. L’edificio sorse sul sito dove San Marco trovò rifugio durante un temporale. La leggenda vuole che gli fosse apparso in sogno un angelo pronunciando le parole: “Pax tibi Marce Evangelista Meus”, per annunciare la profezia secondo la quale il suo corpo “avrebbe trovato la pace” proprio in queste isole. L’interno presenta una navata unica e numerose cappelle laterali appartenenti alla nobiltà patrizia decorate da artisti di grande prestigio come il Bellini e Paolo Veronese.
La calle di San Francesco porta a Fondamenta Santa Giustina, dove trovate l’omonima chiesa dedicata a Santa Giustina perché il 17 ottobre del 1571, giorno della santa, venne vinta la battaglia di Lepanto contro i turchi. Dalla Fondamenta si attraversa il ponte arrivando in campo Santa Giustina, poi calle del Cafetier e si percorre Barbaria de le Tole (“tavole”, perché qui arrivava gran parte del legname). Dalla fine della Barbaria si scorgono le facciate della chiesa di Santa Maria dei Derelitti, anche detta “Ospedaletto” (originariamente ospitava l’ospedale di San Gerolamo Miani).
La facciata barocca è imponente, disegnata dal Palladio venne completata da Baldassare Longhena nel 1670. Se visitate l’interno potrete ammirare opere del XVIII secolo, tra cui “L’Annunciazione” di Jacopo Palma il Giovane e “Il sacrificio di Isacco” di Giambattista Tiepolo. L’edificio presenta anche una sala della musica e un cortile abbellito da una vera da pozzo e dalle statue della Quattro Stagioni, opera del Longhena. Proseguendo si giunge al campo dei SS Giovanni e Paolo dominato dall’omonima chiesa gotica. La basilica, abbreviata “San Zanipolo”, è uno degli edifici medievali più imponenti di Venezia, insieme a Santa Maria Gloriosa dei Frari. (vedi Santa Croce tour)
Viene considerata il pantheon di Venezia per il gran numero di dogi e personaggi di rilievo qui sepolti a partire dal duecento. il terreno venne donato ai frati Domenicani nel 1246 dal doge Jacopo Tiepolo dopo una visione avuta in sogno. Circumnavigando la chiesa trovate la Scuola Grande di San Marco, ora parte del complesso dell’ospedale civile. La facciata è la più ricca tra le Scuole veneziane. Un gioiello di arte rinascimentale con delicate edicole, lesene corinzie e statue in marmi policromi. Al piano superiore si trovano il salone e la sala dell’albergo che presentano soffitti a cassettoni dorati di un’opulenza senza pari. Parte delle decorazioni pittoriche sono andate disperse, mentre alcune sono ora esposte alle Gallerie dell’Accademia. (vedi Dorsoduro tour)
Al centro del campo noterete un monumento raro a Venezia: una statua equestre. Si tratta di Bartolomeo Colleoni scolpito dal Verrocchio alla fine del XV secolo. La statua si trova lì perché Colleoni, condottiero della Serenissima, lasciò gran parte delle sue ricchezze alla città a condizione che gli fosse dedicato un monumento in Piazza San Marco. Ciò era vietato dagli statuti della città e così la statua venne innalzata davanti alla Scuola di San Marco, che comunque ne portava il nome. Proseguite lungo il ponte che conduce a calle Larga Gallina e poi su Fondamenta Piovan: vi trovate ora nel sestiere di Cannaregio. Prendendo il ponte di Santa Maria Nova sulla sinistra, incontrerete la chiesa di Santa Maria dei Miracoli.
Nel XV secolo esisteva un dipinto raffigurante la Vergine ritenuto miracoloso dagli abitanti della zona. Per renderle omaggio venne costruita la piccola chiesa su progetto di Pietro Lombardo e figli nel 1489. L’aspetto più suggestivo si trova all’interno: sculture di tritoni, sirene, putti ed eroti, secondo la concezione del passaggio al mondo ultraterreno concepito come una traversata del mare. Svoltate a sinistra in calle Castelli, costeggiate la fondamenta e attraversate il ponte del Cristo. Arrivati al campo Santa Marina attraversatelo in diagonale e prendete il Sotoportego Scaleta. Alla fine della calle omonima, dopo il ponte, si entra in corte Seconda del Milion.
La corte è famosa perché i palazzi che vi si affacciano appartenevano al celebre Marco Polo e alla sua famiglia. In origine il complesso era più ampio e comprendeva anche il sito dove oggi sorge il Teatro Malibran. Oltrepassate la corte, passate sotto l’arco marmoreo e vi troverete davanti la facciata del teatro. Il teatro venne inaugurato durante il carnevale del 1678 con il nome di “Teatro San Giovanni Grisostomo”. Il nome attuale deriva dalla celebre cantante Maria Malibran, in segno di gratitudine per aver rinunciato al suo compenso nell’interpretazione de “La sonnambula” nel 1835.
Si prosegue attraverso calle del Teatro e si giunge così alla chiesa di San Giovanni Crisostomo. Il progetto è di Mauro Codussi, figura importante per aver introdotto l’architettura della Rinascenza a Venezia. Svoltate a sinistra lungo la salizada San Giovanni Crisostomo. Dopo il ponte incontrate il Fontego dei Tedeschi. Un tempo sede delle attività commerciali dei mercanti tedeschi, divenne famoso per gli affreschi che adornavano i muri esterni (la facciata sul Canal Grande eseguita dal Giorgione, quella in calle dal Tiziano). Ora ne rimangono pochi frammenti conservati all’Accademia e a Ca’ D’Oro.
Costeggiando l’edificio si arriva a campo San Bartolomeo, al cui centro campeggia la statua di Carlo Goldoni. Alla vostra destra incontrate il Ponte di Rialto, da cui godrete di una delle viste più famose della città.
Virginia Gostissa